A sostenere la vendemmia è il record storico delle esportazioni di vino Made in Italy che fanno registrare un aumento del 5,4% rispetto allo scorso anno quando avevano raggiunto su base annuale 6,2 miliardi di euro, la prima voce dell’export agroalimentare nazionale. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti su dati Istat relativi ai primi cinque mesi del 2019 in occasione della presentazione delle previsioni vendemmiali 2019 di Ismea, Assoenologi e Unione italiana vini che hanno rivisto le stime di inizio agosto all’avvio della raccolta delle uve.
Le regioni e il calo. Si stima – sottolinea la Coldiretti – una produzione di 46 milioni di ettolitri di vino, il 16% in meno dell’anno scorso con l’Italia che è il primo produttore mondiale davanti alla Francia che si ferma a 43,9 milioni di ettolitri e la Spagna a 40 milioni secondo i Ministeri agricoli dei due Paesi. A livello territoriale la produzione aumenta solo in Toscana (+10%), è stabile in Valle d’Aosta e Molise mentre cala in Lombardia (-30%), Umbria (-24%), Emilia Romagna e Sicilia (-20%), Friuli Venezia Giulia (-18%), Veneto (-16%), Puglia (-16%), Trentino Alto Adige, Lazio, Piemonte e Marche (-15%) Sardegna (-13%), Abruzzo (-11%), Liguria e Basilicata (-10%), Campania (-6%) e Calabria (-3%)
Le influenze. In Italia le condizioni attuali – precisa la Coldiretti – fanno ben sperare per una annata di buona/ottima qualità anche se l’andamento della raccolta dipenderà molto dal resto dal mese di settembre e ottobre per confermare le previsioni anche sul piano quantitativo, anche perché al momento appena il 15% delle uve è già in cantina contro il 40% dello scorso anno. A condizionare sono le anomalie climatiche del 2019, al caldo e siccità nei primi mesi primaverili sono seguite copiose precipitazioni, unite ad un significativo calo termico per buona parte del mese di maggio mentre nell’estate bollente si sono verificate a macchia di leopardo violente ondate di maltempo.
I dati. La produzione tricolore sarà destinata per circa il 70% a vini Docg, Doc e Igt – sottolinea la Coldiretti – con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30 per cento per i vini da tavola. Sul territorio nazionale – spiega la Coldiretti – ci sono 567 varietà iscritte al registro viti contro le 278 dei cugini francesi a dimostrazione del ricco patrimonio di biodiversità su cui può contare l’Italia che vanta lungo tutta la Penisola la possibilità di offrire vini locali di altissima qualità grazie ad una tradizione millenaria. Le prime quattro regioni per quantità prodotte – rileva la Coldiretti – sono il Veneto con una stima di 11,27 milioni di ettolitri, la Puglia con 8 milioni, l’Emilia – Romagna con 7,4 milioni e la Sicilia con 3,76 milioni di ettolitri.
Il settore più attivo. Un andamento spinto dall’ottimismo delle vendite all’estero che – ribadisce la Coldiretti – hanno raggiunto il record storico grazie all’incremento in valore del 3,7% negli Usa che sono di gran lunga il principale cliente, ma l’aumento è stato del 5,9% in Germania che si posiziona al secondo posto e del 5% nel Regno Unito al terzo posto. Un vero balzo del 12,2% – continua la Coldiretti – si registra in Francia storico concorrente del Made in Italy mentre la crescita è del 6,6% in Cina. Il settore più dinamico – rileva la Coldiretti – è quello delle bollicine che fanno segnare un aumento del 7,5 % trainate dal prosecco, in vino italiano piu’ stappato all’estero, con oltre 1/4 delle vendite realizzato in Gran Bretagna (28%).
L’impatto Brexit. Per questo a preoccupare per il futuro – precisa la Coldiretti – sono gli effetti della Brexit con l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea ma anche la guerra commerciale che Trumpha minacciato di scatenare nei confronti dell’Europa con un aumento dei dazi fino al 100% del valore che colpirebbero anche il vino italiano le cui spedizioni in Usa valgono 1,5 miliardi nel 2018. A livello nazionale vanno segnalati i dati positivi sui consumi degli italiani, sempre più consapevoli e attenti alla qualità e all’origine, con una spesa delle famiglie cresciuta del +6,5% in valore nel primo trimestre del 2019 rispetto allo stesso periodo del 2018, secondo elaborazioni Coldiretti su dati Ismea Nielsen.“Il vino italiano con un fatturato di oltre 11 miliardi di euro è cresciuto scommettendo sulla sua identità, con una decisa svolta verso la qualità che rappresenta un modello di riferimento per la crescita dell’intero agroalimentare nazionale”, ha affermato il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini nell’evidenziare che “distintività e legame con il territorio sono i fattori competitivi vincenti per l’intero Made in Italy”.
Opportunità occupazionali. Il vigneto Italia – dice la Coldiretti – con i suoi 658mila ettari coltivati offre opportunità di lavoro a 1,3 milioni di persone impegnate direttamente in campi, cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse e di servizio. L’esercito del vino – conclude la Coldiretti – spazia dai viticoltori agli addetti nelle cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse, di servizio e nell’indotto che si sono estese negli ambiti più diversi: dall’industria vetraria a quella dei tappi, dai trasporti alle assicurazioni, da quella degli accessori, come cavatappi e sciabole, dai vivai agli imballaggi, dalla ricerca e formazione alla divulgazione, dall’enoturismo alla cosmetica e al mercato del benessere, dall’editoria alla pubblicità, dai programmi software fino alle bioenergie ottenute dai residui di potatura e dai sottoprodotti della vinificazione (fecce, vinacce e raspi).