Furbetti del cartellino all’agenzia delle Entrate, attività diverse dal lavoro, svolte durante l’orario di servizio all’Inps, tangenti, abusi edilizi, appalti truccati o semplici conflitti di interesse. Le segnalazioni dei whistleblower (persona che viene a conoscenza di attività illecite sul proprio luogo di lavoro) sono state prese in considerazione dal Quarto rapporto annuale dell’Anac. Nello specifico, si tratta di semplici segnalazioni, che poi vanno verificate nel merito dai soggetti competenti: Autorità anticorruzione, Corte dei conti e Procure della Repubblica.
L’introduzione della legge. In Italia, la legge Severino (articolo 1, comma 51 della legge 190/2012) ha introdotto tutele a protezione dei dipendenti pubblici che segnalano illeciti. Attivando un sistema che, negli anni, è stato affinato, dando un ruolo primario all’Anac: dal 2014 l’Autorità guidata da Raffaele Cantone è uno dei soggetti competenti a ricevere le segnalazioni, insieme ai responsabili della corruzione e trasparenza delle diverse amministrazioni.
I dati. Dal 2014, ogni anno l’Authority fa il punto sull’andamento delle segnalazioni, in aumento continuo. Nel 2018 sono state 783, 65 al mese, più del doppio rispetto al 2017, e nel 2019 sono ancora in crescita: 73 al mese, in media oltre due al giorno. Più dell’80% delle denunce arriva utilizzando un applicativo sviluppato dall’Anac, che rende le comunicazioni con il whistleblower cifrate e non intercettabili. Tramite tale strumento, nessuno all’interno dell’Authority può avere accesso al nome del “segnalante”, se non attivando una procedura speciale e richiedendo l’accesso a un responsabile.
I contenuti delle segnalazioni. Nella relazione Anac un capitolo è rivolto a quelle arrivate direttamente all’Autorità, mentre un’altra sezione riguarda quaranta tra amministrazioni e società pubbliche che ogni anno compilano un monitoraggio sullo stato di applicazione dello strumento nei loro uffici. In queste pagine gli elementi trattati concernono appalti illegittimi, corruzione, concorsi truccati, cattiva gestione delle risorse pubbliche e conflitti di interesse.
L’Anac ha girato le carte a Procure e Corte dei conti. È accaduto per un concorso pubblico che si sospettava fosse truccato, in un’Asl del Sud. In un’amministrazione regionale del Centro Italia sono state segnalate pressioni per la riammissione di un concorrente che era stato escluso (apparentemente in modo legittimo) da una gara. Mentre in un Comune del Nord è stato denunciato il caso della nomina illegittima del comandante del corpo di Polizia municipale, “senza selezione pubblica, senza titoli e con stipendio maggiorato”, fa sapere l’Autorità.
Denunce anche al ministero dell’Economia. Sono stati denunciati casi di abusi d’ufficio e di fermi amministrativi eseguiti in maniera illecita. All’agenzia delle Entrate sono stati riportati favoritismi nei confronti di soggetti terzi, false attestazioni di presenze in ufficio (mancate timbrature, ritardi non sanzionati), accessi abusivi ai sistemi informatici in dotazione agli uffici. Tutti casi, ovviamente, che le autorità competenti hanno poi verificato e che, magari, sono finiti in nulla.
La situazione tra Regioni e Comuni. Andando ad analizzare la situazione nel dettaglio, in Friuli Venezia-Giulia ci sono presunti curriculum falsi e utilizzo abusivo di auto di servizio. In Basilicata segnalazioni di condotte illecite nella fase istruttoria di pratiche di autorizzazione. Nel Comune di Milano, assenze dal servizio non autorizzate, utilizzo improprio dei permessi 104, anomalie nell’erogazione di contributi comunali. In quello di Roma, disapplicazione di leggi e regolamenti in materia di commercio in aree private. A Torino, violazioni in materia di privacy e conflitti di interesse. Osservando le denunce, non tutto rientra nella disciplina del whistleblowing, riservata a violazioni ai danni dell’interesse pubblico. In qualche caso, lo strumento viene usato come uno sfogatoio per raccontare situazioni personali. Nel Comune di Trieste è stato segnalato un dipendente solo perché aveva uno stile di vita non compatibile con le sue entrate da impiegato pubblico.