Le fonti elettriche rinnovabili, come il sole del fotovoltaico, il vento dell’eolico e l’acqua dell’idroelettrico stanno a un passo per scavalcare le produzioni delle centrali “fossili”, cioè quelle alimentare con carbone, petrolio e soprattutto metano. In diversi momenti beneficati da sole pieno e vento teso le centrali termoelettriche sono rimaste spente per qualche ora, come ad esempio, il giorno di Ferragosto: 35% termoelettrico e il 55% di rinnovabile (il 10% altre fonti).
I dati. Secondo la più recente analisi di Terna, la Spa pubblica dell’alta tensione, in giugno la produzione netta delle centrali italiane è stata pari a 24,7 miliardi di chilowattora, di cui il 48% da fonti pulite (11,75 miliardi) e il restante 52% da fonte termoelettrica. Intanto, anche la Legambiente, nel rapporto Comuni Rinnovabili, ribadisce che gli investimenti italiani nel campo dell’elettricità rinnovabile, lo scorso anno, sono scesi dopo 12 anni di crescita. Attraverso l’analisi Irex degli economisti dell’Althesys, l’anno scorso gli investimenti sono scesi del 16%, ma il decreto sugli incentivi firmato a metà luglio potrebbe ridare slancio al settore.
Scende la produzione eolica. Nello specifico, nel 2018 sono state censite 178 operazioni di investimento (erano 201 nel 2017) pari a 10.800 megawatt di potenza e un valore di circa 11,3 miliardi di euro da parte del rapporto Irex di Althesys. Terna ha rilevato anche che a giugno, a fianco dell’aumento della produzione fotovoltaica (+5,3%), c’è stata una caduta improvvisa della produzione eolica (-30%). Il vento s’è fermato e le braccia bianche delle eliche hanno annaspato nel vuoto.
Il “capacity market.” Se basta una giornata di brezza sostenuta e di sole smagliante per aiutare la produzione rinnovabile, così viceversa in un giorno invernale grigio e freddo a cielo coperto e con bonaccia di vento, mentre i consumi di chilowattora correranno, per evitare di lasciare l’Italia al buio bisognerà avviare le centrali termoelettriche di “riserva calda”, cioè quelle che per partire basta girare la chiave. E’ questo il motivo per cui sono stati studiati strumenti come il “capacity market”, cioè pagare quasi come se funzionassero le centrali termoelettriche tenute spente come riserva. Il margine di riserva nei primi mesi dell’anno, fa sapere l’Enea nella più recente Analisi trimestrale del sistema energetico, era assai risicato. Basti pensare al pomeriggio del 24 gennaio, con un 6% di margine l’Alta Italia ha rischiato l’emergenza.
Le prime approssimazioni di Terna. E’ emerso che i sorpassi delle rinnovabili sono più frequenti quando il fotovoltaico ha pieno sole e quando, a fabbriche spente, i consumi sono meno forti. Secondo i dati provvisori basati su misurazioni e stime soggette a continui aggiornamenti, è accaduto il 2 giugno, il 7 luglio oppure a Ferragosto: alle ore 13 con una produzione di 28,7 milioni di chilowattora il contributo termoelettrico era di 9,81 milioni di chilowattora, il 35%; quello rinnovabile oltre i 15 milioni di chilowattora. Terna ha rilevato anche che in questo giugno torrido è stato registrato anche un aumento dei consumi del 2,9% a causa anche di una temperatura media mensile superiore di 1,2 gradi.