Tra le domande più “strane” che un candidato può sentirsi porre ce ne è una che metterebbe in imbarazzo chiunque: “Qual è lo stipendio che ti aspetti?”. È questa la domanda di sette parole che i selezionatori di Salasforce fanno a ogni colloquio per testare anche i profili più solidi.
E mentre gli esperti discutono se sia o meno una domanda intelligente da porre ai candidati, ecco che spuntano altre domande curiose che potrebbero dare o far perdere per sempre l’opportunità di entrare in una realtà. Attraverso queste importanti domande, infatti, lo scopo dei selezionatori è proprio quello di dare ai candidati l’opportunità di rivelare le proprie capacità, i loro punti di forza e la loro personalità. Ma quali potrebbero essere le domande più intelligenti da fare durante un colloquio di lavoro? Vediamole nel dettaglio.
La prima domanda che viene sempre posta in Saleforce, ad esempio, è, come dicevamo anche sopra, “Qual è lo stipendio che ti aspetti?”. Questa è senz’altro una domanda molto intelligente da sottoporre ad un candidato durante il primo colloquio di lavoro tuttavia, qualcuno sostiene che sia una domanda da non rivolgere mai.
“Se lavorassi per il tuo maggiore concorrente, come potresti superare te stesso?” Secondo gli esperti, questa domanda permetterebbe al selezionatore di sondare la potenziale intelligenza emotiva del candidato. Di fronte ad un quesito simile, infatti, bisogna essere in grado sia di mostrare e valorizzare i propri punti di forza ma anche dimostrare di conoscere, riconoscere e saper gestire le proprie debolezze.
“Quale delle tue capacità avrà il maggiore impatto sulle nostre performance?” Attraverso questa domanda, si approfondiscono velocemente due questioni: anzitutto è possibile capire se il candidato si è preoccupato di fare una ricerca sull’azienda prima del colloquio e, in secondo luogo, emerge la capacità di argomentare il modo in cui potrebbe tornare utile all’azienda. In questo modo sarà possibile valutare, per il selezionatore, se i punti di forza del candidati sono o meno in linea con gli obbiettivi e le necessità dell’azienda.
“Sapete scrivere senza guardare la tastiera?” Domande di questo genere hanno un limite: possono essere poste solo a determinati tipi di candidati e sono mirate soprattutto a cercare di comprendere quali siano le capacità tecniche della risorsa. L’ideale sarebbe, quindi, cercare di adattare questa domanda in base alle circostanze e al futuro campo di applicazione della risorsa.
“Sei intelligente o lavori duramente?” E qui la dritta per il selezionatore è quella di mettere le mani avanti da subito e negare al candidato la possibilità di rispondere “entrambe”. Lasciandogli rispondere “tutte e due le cose” equivarrebbe a non aver posto la domanda.
“In una scala da 1 a 10, quanto sei strano?” È innegabile come anche questa sia una domanda a dir poco geniale. Chi, infatti, non si sentirebbe imbarazzato o preso alla sprovvista di fronte ad un quesito simile. Eppure domande come questa hanno la capacità di rivelare l’abilità del candidato di mettersi in gioco e la prontezza nel mediare tra il dire una sciocchezza e tra l’essere realistici.
“Parlami di un’occasione in cui hai tenuto insieme il tuo gruppo di lavoro e sollevato il morale durante un momento difficile o di passaggio.” Questa domanda serve per esaminare persone da assumere in posizioni apicali, diversamente dalle posizioni comuni. In questa maniera il candidato difficilmente può improvvisare e sarà così costretto a raccontarvi un’esperienza realmente vissuta che potrebbe rivelare qualcosa di importante su di lui.
“Nella tua migliore giornata di lavoro cosa faresti?” Ecco l’ultima delle sette domande strane ma efficaci che un selezionatore può fare per scovare al meglio potenzialità e criticità di una possibile risorsa. Rimane, però, un’ultima domanda, quella che non dovrebbe fare un selezionatore ma che ognuno di noi dovrebbe porsi per innescare una riflessione anche con se stessi e cioè chiedersi se si sta facendo abbastanza per ciò che si ama o se lo si sta facendo tanto per fare o con il solo scopo di portare a casa lo stipendio.