Il sì al Tav del presidente del Consiglio Giuseppe Conte arriva solo qualche giorno prima della scadenza del 26 luglio, data entro la quale il governo italiano avrebbe dovuto pronunciarsi in modo definitivo sulla tormentata questione della realizzazione della tratta Torino – Lione del Tav. Il premier ha annunciato la notizia lo scorso mercoledì 23 luglio attraverso una diretta Facebook, alla quale sono seguite non poche poleniche.
La notizia. È attraverso una diretta Facebook da Palazzo Chigi che il premier Conte ha deciso di palesare la posizione del governo italiano sull’argomento Tav: “La decisione di non realizzare l’opera comporterebbe non solo la perdita dei finanziamenti europei, ma ci esporrebbe a tutti i costi derivanti dalla rottura dell’attuale accordo con la Francia”. Diversi i motivi citati per giustificare la sua decisione, primo tra tutti il mutato contesto internazionale degli ultimi mesi. “Nel frattempo sono intervenuti dei fatti nuovi di cui dobbiamo tener conto nella risposta che venerdì il governo dovrà dare all’INEA (l’Agenzia esecutiva per l’innovazione e le reti della Commissione europea)” ha infatti dichiarato il premier riferendosi in primis ai più consistenti finanziamenti promessi solo recentemente dall’EU, ma anche alla decisione della Francia di confermare gli impegni assunti rispetto alla realizzazione del Tav, espressa attraverso l’approvazione il 18 giugno scorso della legge sulla mobilità.
La scadenza del 26 luglio è stata stabilita in seguito alla richiesta del governo italiano di avere più tempo per definire la propria posizione a proposito del futuro del tratto Torino-Lione del Tav. L’INEA si era infatti già pronunciata il 25 giugno con una lettera ad entrambi i governi dei paesi interessati, Francia e Italia, invitandoli a rendere note le proprie decisioni entro 15 giorni, scadenza poi posticipata in seguito alla richiesta italiana. In quella data si è infatti riunito il Consiglio di Amministrazione di Telt, l’azienda pubblica di metà parte francese e di metà parte italiana, addetta alla gestione della sezione transfrontaliera della futura linea ferroviaria Torino-Lione. Durante la riunione, tenutasi in presenza della coordinatrice europea del Corridoio Mediterraneo Iveta Radicova, il Consiglio ha autorizzato gli avis de marchés per i lavori del tunnel di base anche per la tratta di parte italiana. Ed è in questa occasione che la coordinatrice Radicova ha espresso la volontà dell’Unione Europea di portare al 55% il contributo comunitario alla realizzazione della tratta Torino-Lione, che coprirebbe così il 40% dei costi complessivi.
Un epilogo preannunciato. In questi ultimi mesi i pentastellati, geneticamente No Tav, hanno mostrato i primi segni di cedimento. È il caso del premier Conte che il 3 giugno a Palazzo Chigi ha ammesso: “Mi trovo in fase di attuazione, quindi o trovo un’intesa con la Commissione europea e la Francia o il percorso del Tav è bello e segnato”, o del ministro del Lavoro Luigi Di Maio che il 12 luglio durante un incontro a Torino con degli attivisti No Tav ha riconosciuto la criticità del momento: “Non sto dicendo che abbiamo cambiato idea, ma fermare ora la Tav costa il triplo delle energie”.
L’ultima parola spetta al Parlamento. Come ha chiaramente specificato Conte durante la sua diretta, ora la palla passa al Parlamento, l’unico ad avere il potere di rovesciare le sorti della questione: “A queste condizioni solo il Parlamento – ha ricordato il premier – potrebbe adottare una decisione unilaterale”. Conte ha voluto infine spiegare che la sua decisione nulla ha a che fare con un ripensamento personale sull’argomento. Anzi – stando alle dichiarazioni del premier – si sarebbe trattato di una decisione presa esclusivamente in quanto rappresentante del governo e degli “interessi nazionali”. Su questa linea si è inserita l’immediata risposta del ministro del Lavoro Di Maio che, ribadendo a spada tratta l’anima No Tav del M5s, ha così spiegato le parole del presidente del Consiglio: “nel suo video – ha detto Di Maio – Conte spiega che lato governo non possiamo fare più nulla per fermare il Tav Torino – Lione, mentre chi potrebbe farlo è il Parlamento”. E questa per il M5s potrebbe essere davvero l’ultima chance per non perdere una delle sue battaglie-simbolo e con essa la fiducia di un’ampia fetta dell’elettorato.
Scritto da Maria Teresa Gasbarrone