Dal recente Rapporto sulle economie regionali svolto dalla Banca d’Italia, per l’economia abruzzese è emersa una contenuta crescita con il PIL aumentato dello 0,5 per cento. Per l’attività produttiva ha registrato un segnale di peggioramento in particolare nell’industria e nel terziario mentre l’occupazione ha dato segni positivi mostrando un’inversione di tendenza soprattutto nel secondo semestre. Il reddito e i consumi delle famiglie sono cresciuti in misura contenuta. A tal proposito abbiamo intervistato il presidente di Confindustria Abruzzo Agostino Ballone che ci ha spiegato meglio le dinamiche dell’economia abruzzese, i punti di forza e le leve su cui puntare.
Dalla fotografia fatta dalla Banca d’Italia, l’economia abruzzese nel 2018, sebbene ad un ritmo inferiore rispetto all’anno precedente, ha continuato a crescere. Il PIL è aumentato dello 0,5%, pari a circa un terzo dell’espansione registrata nel 2017. Come commenta questi dati? Il sistema manifatturiero regionale conferma, nel confronto con il 2017, un andamento migliore della media nazionale con valori positivi per tutti gli indicatori economici, compresi quelli delle performance sul mercato estero. Sono ancora le medie imprese a raggiungere, nel complesso, i migliori risultati con una crescita strutturale degli indicatori superiore alla media regionale mentre sono registrate buone prospettive anche per il primo scorcio del 2019. Il sistema imprenditoriale abruzzese però ritiene sempre più necessario ed urgente l’avvio di progettualità che permettano di rendere strutturali i segnali positivi che possono consentire di evitare declino e deindustrializzazione dei nostri territori. Confindustria sostiene idee e progetti volti a immettere liquidità, a sostenere l’impresa ed il lavoro, a dare maggiore competitività al territorio, a rendere efficienti le risorse finanziarie spendibili a favore del sistema produttivo, quali quelle destinate al credito alle PMI e all’innovazione. Il 15 luglio prossimo, inoltre, verranno illustrati, nel corso di un evento che si terrà c/o la CCIAA di L’Aquila, anche i dati raccolti da Confindustria Abruzzo ed elaborati in collaborazione con il CRESA, che in linea di massima confermeranno tali risultati e che daranno anche ulteriori indicazioni utili alle politiche di sviluppo regionale.
Nel settore terziario, in particolare nel commercio e nei trasporti, l’attività produttiva si è indebolita. A tal proposito, cosa è stato fatto e cosa bisognerebbe fare per rilanciare questo settore? Il comparto del terziario e dei Servizi innovativi di Confindustria è il promotore della recente costituzione di Match4.0 – Digital Innovation Hub Abruzzo, in rete nazionale con gli altri DIH italiani ed europei, presente nella piattaforma della strategia S3 europea, con il compito di favorire e assecondare la trasformazione digitale delle imprese. Tra le cose da fare per risollevare il comparto e le richieste della Consulta regionale dei servizi innovativi al Governo Regionale, si elencano: gestire la domanda pubblica come leva di innovazione per l’ecosistema territoriale; generare una domanda interna con bandi di gara a misura delle PMI; attuare strategie infrastrutturali per il superamento effettivo dei gap tecnologici tra i territori; favorire la diffusione della cultura digitale per agevolare la trasformazione digitale dei processi produttivi aziendali e delle procedure di competenza della PA; emanare provvedimenti di sostegno indirizzati alle MPMI (micro, piccole e medie imprese) per agevolarne la trasformazione digitale, attraverso l’acquisizione di servizi innovativi connessi al Piano Nazionale Impresa 4.0; favorire, in sinergia con il DIH Abruzzo, i rapporti di collaborazione con l’ecosistema territoriale (Università, Enti formativi, Scuola, Impresa) evidenziabili in progetti integrati di ricerca industriale, formazione specialistica, trasferimento tecnologico, ecc.); rafforzare gli strumenti di incentivazione delle reti tra imprese dei servizi innovativi; alimentare un confronto continuativo con le rappresentanze datoriali sui temi di comune interesse per avere una pubblica amministrazione “efficace e tempestiva”, capace di ascoltare le imprese ed apportare contenuti per aumentare la competitività del territorio.
L’attività turistica, invece, è lievemente migliorata registrando una crescita nel numero delle presenze turistiche. Quale la strada da seguire per consolidare questo trend positivo? Occorre oggi una più forte, più consapevole, più convinta più determinata, più partecipata azione strategica ed operativa al fine di ottimizzare i risultati degli asset e dei percorsi avviati, premiando chi si è impegnato ed incentivando chi vorrà impegnarsi a fare sistema. Oggi bisogna rafforzare gli impegni di tutti gli attori in scena. Ciascuno di essi potrà svolgere e compiere azioni parallele, complementari, integrate, utili a massimizzare le performance delle scelte strategiche, gli attori pubblici potranno contribuire ad incentivare seriamente e con strumenti realmente incisivi gli operatori che convogliano il loro impegno, i loro investimenti in riferimento alle strategie regionali condivise e programmate, conferendo effettiva certezza a chi vuole impegnarsi, investire, partecipare. In particolare bisogna: mantenere la leadership nel coordinamento politico e tecnico turistico nazionale, nonché la leadership sui temi del turismo sostenibile, ottimizzando le scelte e le attività attraverso la integrazione e complementarità fra le attività nazionali e regionali; mantenere forte la leadership ed il posizionamento di mercato acquisito e consolidato in termini di regione verde, ben conservata, più autentica, più sostenibile, non per questo “selvaggia” o “inaccessibile”, ma anche di qualità, accogliente, con servizi idonei, specializzazioni rilevanti, in molti casi coerente con il proprio posizionamento strategico; potenziare il consolidamento del sistema di Governance regionale (PMC/DMC), integrando anche i “Distretti turistici” già operanti, prevendendo anche l’avvio del Distretto “Mare Abruzzo”. Oltre agli operatori, si evidenzia la fondamentale importanza del ruolo regionale, sia attraverso una migliore integrazione delle politiche e delle programmazioni intersettoriali, sia attraverso una più consapevole e diretta rispondenza degli atti amministrativi della struttura regionale.
Il lavoro. L’occupazione, compresa quella giovanile, è aumentata. Il tasso di disoccupazione è calato ma si attesta comunque su livelli significativamente più elevati rispetto a quelli pre-crisi. Quali politiche bisognerebbe mettere in campo? Il primo nodo strategico da affrontare è il rilancio vero e duraturo dell’economia, portatrice di produttività e occupazione per generare energie e risorse finanziarie, di conoscenza ed innovazione. L’Abruzzo è una tra le regioni con il maggiore tasso industrializzazione in Italia e con un apparato industriale di grande rilievo sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, e accanto all’industria manifatturiera in senso stretto, anche gli altri comparti produttivi richiedono di essere messi al centro delle priorità delle politiche regionali. Ridare slancio all’economia regionale significa incrementare la produttività al fine di accrescere la competitività delle imprese sui mercati interni ed internazionali aumentando il contenuto tecnologico delle produzioni e promuovendo l’economia della conoscenza. Vanno sostenute e incoraggiate le Reti di Impresa quali aggregazioni volte ad accrescere le capacità competitive del sistema imprenditoriale abruzzese e, in particolare, delle PI. Bisogna quindi garantire il supporto finanziario -coerente per interventi finalizzati alla realizzazione di infrastrutture scientifiche e tecnologiche allineate ai più alti livelli qualitativi internazionali- all’introduzione di innovazioni e semplificazioni di tipo regolamentare e normativo che facilitino l’utilizzo delle nuove tecnologie, al sostegno della ricerca, alla industrializzazione e allo sviluppo delle politiche sul territorio coerenti con la filosofia di Industria 4.0. Una cabina di regia per i nuovi investimenti si rende necessaria in quanto la Regione Abruzzo è stata chiamata a gestire negli ultimi anni numerose crisi aziendali mettendo in campo risorse derivanti anche da leggi nazionali che potessero sostenere il reddito dei lavoratori attraverso gli ammortizzatori sociali ed attraverso la formazione. Infine, da molti anni Confindustria Abruzzo chiede l’istituzione di un Osservatorio sui fabbisogni formativi delle imprese. Basterebbe un investimento abbastanza contenuto anche finanziato dai Fondi FSE per orientare la politica regionale a spendere meglio con effetti diretti sull’occupazione. Nei prossimi anni la digitalizzazione avrà un impatto importante sui nuovi metodi di lavoro e sui nuovi lavori. Occorre essere preparati a rispondere alle richieste del mercato del lavoro e quindi le agevolazioni allo sviluppo occupazionale derivanti da fondi pubblici ed in particolare dai Fondi POR-FESR devono essere indirizzati alla formazione delle nuove professionalità richieste dal mercato. Diventa strategico incentivare e consolidare ancora la cooperazione tra enti di ricerca ed imprese, e del capitale umano e i servizi avanzati ad alto contenuto di conoscenza.Con riferimento a quest’ultimo aspetto va ricordata l’importanza di un sistema formativo adeguato alle esigenze di una economia della conoscenza. Confindustria Abruzzo da anni insiste e lavora per una maggiore vicinanza tra mondo della Scuola, dell’Università e delle Imprese ma ancora troppo spesso ci si scontra con logiche che impediscono lo sviluppo di collaborazioni sistemiche o effettivamente adeguate alle esigenze del mondo imprenditoriale.
L’area colpita dal sisma del 2009 sembra mostrare discreti segni di ripresa. Dove e come sarebbe necessario intervenire ancora? Quelle della completa ricostruzione di L’Aquila e del vasto comprensorio devastato dal sisma del 2009, e del successivo sisma del 2016, che ha colpito soprattutto l’alto Aterno ed il Teramano, sono questioni a cui si deve dare una soluzione definitiva e sulle quali il Governo, le Istituzioni locali e la politica non possono più permettersi ritardi ed inefficienze. Bisogna porre fine alle incapacità, ai rimbalzi di responsabilità e alle lentezze burocratiche. Tra le questioni principali occorre sottolineare quella organizzativa e la complessità dell’apparato normativo. Per le questioni relative al Sisma del 2009, bisogna definire rapidamente il ruolo degli Uffici Territoriali della Ricostruzione che, dislocati nei vari territori del cratere sismico abruzzese, hanno interpretato la funzione di primo presidio amministrativo con efficacia diversa e risultati molto altalenanti. L’effetto è che vi sono territori con avanzamento della ricostruzione soddisfacente ed altri fermi ancora al 5% (dopo 10 anni dal sisma). La Regione può avere un ruolo di utile interlocuzione. Fondamentale inoltre risolvere il problema della restituzione delle tasse richiesto dall’Unione Europea. Per le problematiche relative al Sisma del 2016, l’Ufficio Speciale per la Ricostruzione Abruzzo non ha dato risposte soddisfacenti alle comunità locali, per conclamati problemi di organico e complessità della norma. È necessario, quindi, un impegno concreto della Regione, affinché completi la pianta organica attraverso una selezione per titoli e competenze che consenta di avere un radicale cambiamento di rotta nel processo di ricostruzione. L’istituzione di un assessorato alle emergenze sismiche consentirebbe di avere un riferimento politico univoco per i due terremoti che tra l’altro hanno determinato danni sovrapposti in ampie zone del territorio regionale.