Il prima. “Conosci Gualtiero Marchesi? Ecco, io ho iniziato lavorando con lui. Avevo fatto l’istituto alberghiero e dopo un breve ed inutile passaggio a giurisprudenza ero subito entrato nel mondo dei grandi chef. Un mondo che ti assorbe, rapisce e… ti può stravolgere. Alberghi e ristoranti stellati: questo è stato il mio mondo fino a dieci anni fa.
La decisione. “Lavoravo, sempre! Non avevo una vita privata. Fino a che ho deciso: Cambio vita!”
Quando pensi di aver sbagliato strada. Era il 2008 quando Luca Ranzani rispose ad una ricerca per un responsabile cucine per il Piccolo Cottolengo a Milano. “Ricordo la prima sensazione quando ci entrai: non fu buona, anzi! Diciamo che non mi piacque per nulla! Mi dissi: ho sbagliato a venire, questo non è il mio posto, vabbè, entro, ringrazio e me ne vado.”
L’incontro. Ed invece quel giorno non andò così. In quel colloquio Luca conobbe Fabrizio Farina, responsabile del personale dell’Opera Don Orione, che in pochi minuti gli trasmise i valori del loro padre fondatore. “Ora lo chiamo “nostro padre fondatore”, ma all’epoca sapevo davvero poco di lui, di San Luigi Orione. Uscii confuso da quel colloquio e dopo ce ne furono altri. Volevo capire, volevo conoscere quel mondo così diverso. Mi parlavano di cose non conoscevo e non capivo del tutto.” In quel periodo gli arrivarono altre cinque offerte di lavoro, ma Luca ormai sentiva una spinta forte, qualcosa di più grande di lui, verso il Don Orione. “Una scintilla si era accesa, ed è la scintilla che ancora oggi mi permette di superare tutti i problemi quotidiani, che come tutti mi trovo ad affrontare.”
La scelta. E così decise di passare dagli stellati ai vecchietti, dai più ricchi ai più fragili, dai riflettori all’ombra. “Cucinare è la mia professione da sempre, è la mia grande passione. Ci sono tanti modi per prendersi cura delle persone ed il mio è questo. E le persone di cui mi prendo cura oggi sono gli ultimi, i più deboli”.
Nuova vita. Nuove domande. In questi dieci anni al Piccolo Cottolengo di Don Orione Luca ha costruito una nuova vita ponendosi costantemente nuove domande, inaspettate per chi viene dalle cucine stellate. “La prima domande fra tutte è stata: Cosa e come deve mangiare una persona fragile? Io voglio che il cibo sia fonte di benessere fisico e psicologico, ed ognuno ha le sue caratteristiche ed i suoi bisogni. Spesso non ci pensiamo, ma quanto è importante il cibo per noi? Il cibo è il cuore pulsante della nostra vita e quindi anche delle nostre realtà orionine. Il cibo è convivialità, ed il potersi godere un pasto è un tassello fondamentale della felicità, e molto spesso invece, purtroppo, questo aspetto viene ancora sottovalutato, più che mai in struttura come le nostre. E così mi sono inventato menù particolari per i miei nonnini, in base alle loro necessità, combinandole con le loro preferenze. Il menù rosso da passeggio l’ho creato per uno dei nostri malati di Alzheimer.”
Essere contagiosi. Un’altra domanda importante di questa sua nuova vita è stata: come trasmettere questa sua filosofia ai suoi collaboratori? Perché se nei ristoranti stellati c’erano persone tutte motivate che avevano scelto quel mestiere, al Don Orione non era esattamente così. “Innanzitutto dato che l’amore dà sempre un buon sapore ho detto a tutti che quando cucinano devono pensare che lo stanno facendo per qualcuno che amano, e che se proprio non riuscivano a pensare a qualcuno, potevano almeno pensare di cucinare per loro stessi. Ha funzionato? Per molti sì, per altri ancora no, e dico ancora perché ognuno di noi ha i propri tempi. Sicuramente abbiamo avuto una diminuzione del tasso d’assenteismo, e questo per me conta. Molte persone vengono più volentieri a lavorare e si sentono più coinvolte. Ed ora formo anche persone di altre strutture del Don Orione per continuare a contagiare.” Ma la domanda che ha accompagnato Luca in questi dieci anni è stata: chi è San Luigi Orione? “Ho letto e scoperto tante cose di lui e posso dire che informarsi e formarsi fa davvero bene, a tutti, per continuare a migliorare come persone e come professionisti. La fede mi ha cambiato e mi cambia.”
L’amore da un buon sapore. Dopo undici anni al Piccolo Cottolengo Luca dice che anche se forse lo sapeva già prima, ora lo ha molto più chiaro: l’ingrediente fondamentale è sempre l’amore. “Il cibo si riempie di tutto ciò che noi abbiamo dentro mentre lo cuciniamo. E se dentro abbiamo amore, nel cibo metteremo amore… e come vi ho già detto l’amore dà sempre un buon sapore, a qualsiasi cosa facciamo, in qualsiasi lavoro.”
Grazie Luca, concordiamo con te: se fatto con amore qualsiasi lavoro cambia, cambia noi, cambia gli altri. E quindi ora aspettiamo il tuo libro di cucina pieno di ricette…con quel buon sapore che viene solo dall’amore.