ll quadro demografico italiano è caratterizzato da una significativa crescita della sopravvivenza e da un altrettanto marcato calo della natalità. A dirlo è l’Istat, che nel Rapporto annuale parla di un “conseguente invecchiamento della popolazione molto più veloce rispetto al resto d’Europa.“
“Se fino al secolo scorso la transizione demografica ha rappresentato un impulso per la crescita del Paese, negli ultimi decenni è cresciuto lo squilibrio nella struttura per età della popolazione e più recentemente si sono manifestati i segni della recessione demografica – dice l’Istituto – in un contesto di bassa natalità come quello italiano, infatti, l’aumento della sopravvivenza ha portato a una prevalenza della popolazione anziana rispetto ai giovani, con squilibri intergenerazionali che possono costituire un fattore di rischio per la sostenibilità del sistema Paese.”
L’Istituto aggiunge che: “A queste dinamiche si aggiungono gli effetti delle migrazioni. La crescita della popolazione degli ultimi vent’anni è avvenuta unicamente grazie all’aumento alla componente di origine straniera, con l’ingresso del nostro Paese in una fase matura del processo d’integrazione di questo patrimonio demografico aggiuntivo, testimoniato dall’incremento dei nuovi cittadini italiani per acquisizione e delle seconde generazioni. Il contributo dell’immigrazione alla crescita demografica si va tuttavia ora ridimensionando per effetto della contrazione dei flussi e della trasformazione dei motivi di ingresso, oltre che per comportamenti riproduttivi meno dinamici. Sono sempre meno numerosi, infatti, gli stranieri che scelgono l’Italia per realizzare un progetto migratorio di permanenza stabile e sono progressivamente aumentati i flussi di ingresso per motivi dettati dall’emergenza, come nel caso dei richiedenti asilo e protezione umanitaria.”
E ancora: “I giovani escono dalla famiglia sempre più tardi sperimentando percorsi di vita meno lineari del passato, che spostano in avanti le tappe di transizione allo stato adulto. Più della metà de 20-34enni (5,5 milioni), celibi e nubili, vive con almeno un genitore. Ma c’è anche chi direttamente espatria. Il saldo migratorio con l’estero degli italiani è negativo dal 2008 e ha prodotto una perdita netta di circa 420 mila residenti. Circa la metà (208 mila) è costituita da 20-34enni. E quasi due su tre hanno un’istruzione medio-alta.
Altro aspetto significativo è che gli italiani invecchiano più tardi. Tra gli over65 “si osserva una maggiore diffusione di stili di vita e abitudini salutari. “Aumenta la pratica di sport, dall’8,6% del 2008 al 12,4% del 2018. Anche la partecipazione culturale (cinema o teatro) cresce – spiega l’Istat – se si dovesse confermare la tendenza, le generazioni del baby boom, che avranno beneficiato di migliori condizioni, “diventeranno ‘anziane’ sempre più tardi. Intanto aumentano i ‘grandi anziani’: a inizio 2019 gli over85 sono circa 2,2 milioni. L’Italia, insieme alla Francia, detiene il record europeo del numero di ultracentenari, quasi 15 mila”. Nel 2018 si stima che gli uomini possano contare su una vita media di 80,8 anni e le donne di 85,2 anni. Nel tempo i vantaggi di sopravvivenza delle donne rispetto agli uomini si sono ridotti. A livello mondiale – fa sapere il Rapporto – l’Italia contende al Giappone il record di invecchiamento: 165 persone di 65 anni e più ogni 100 giovani con meno di 15 anni per l’Italia e 210 per il Giappone, al primo gennaio 2017.”