Secondo il rapporto annuale di Banca d’Italia, per l’economia della Sardegna il 2018 è stato un anno di lieve crescita economica. L’economia, infatti, ha subito un lieve rallentamento rispetto all’anno precedente. Al contributo degli investimenti, positivo anche se ridotto rispetto al 2017, si è associato quello nullo dei consumi, rimasti stabili in termini reali; anche la domanda estera si è indebolita nel corso dell’anno.
Le imprese. L’attività nel comparto industriale ha continuato a espandersi moderatamente. Secondo l’indagine condotta dalla Banca d’Italia sono rimasti prevalenti tra le principali imprese della regione i giudizi di crescita della produzione, degli ordini e del fatturato, soprattutto tra i settori della chimica e della metallurgia che hanno beneficiato di un andamento positivo delle esportazioni. È proseguito l’andamento negativo del settore agroalimentare, sul quale hanno inciso anche le difficoltà della filiera ovina. L’attività di accumulazione si è confermata in crescita ma in misura minore rispetto a quanto pianificato all’inizio del 2018. In un contesto economico caratterizzato da elevata incertezza, le previsioni formulate dagli imprenditori delineerebbero un calo del volume di affari nell’anno in corso. La congiuntura è rimasta favorevole nel settore delle costruzioni, grazie alla crescita nelle opere pubbliche e nel comparto residenziale. Nel complesso, la produzione rimane di molto inferiore al picco osservato nel 2004. Il settore dei servizi è stato caratterizzato da una sostanziale stabilità, seppure in presenza di marcate eterogeneità tra i comparti. A fronte di un indebolimento del commercio, in connessione con la stagnazione dei consumi delle famiglie, e alla riduzione del traffico delle merci, si è osservato un incremento delle attività delle imprese del turismo, che hanno continuato a beneficiare dell’aumento dei flussi di visitatori provenienti dall’estero. Negli ultimi anni la crescita è stata superiore a quella della domanda turistica estera potenziale, riflettendosi in un miglioramento della competitività della regione sui mercati internazionali. Complessivamente, la redditività delle imprese si è rafforzata e si è confermata la preferenza da parte degli operatori a detenere elevati livelli di liquidità, così come osservato negli ultimi anni. Ha continuato a ridursi il credito concesso al settore produttivo, anche per via di operazioni straordinarie nel comparto manifatturiero, al netto delle quali il totale dei finanziamenti sarebbe rimasto stabile.
Il mercato del lavoro. Nel 2018 sono tornati a crescere i livelli occupazionali in regione, dopo la sostanziale stabilità dell’anno precedente. Le ore lavorate per addetto sono aumentate anche per la riduzione dell’incidenza degli occupati in Cassa integrazione guadagni. Il tasso di disoccupazione è diminuito soprattutto per le classi di età più giovani. Tra i livelli di istruzione, è aumentata l’occupazione dei laureati dopo essere diminuita nel 2017. L’evoluzione della struttura occupazionale nell’ultimo decennio verso impieghi caratterizzati da un basso livello di competenze richieste ha reso più difficile l’assorbimento dei laureati in lavori in linea con le proprie qualifiche.
Le famiglie. L’aumento dei livelli occupazionali e delle ore lavorate si è associato a un leggero incremento del reddito disponibile delle famiglie sarde. Dall’inizio della crisi è tuttavia aumentata la disuguaglianza, su livelli superiori rispetto alla media delle regioni italiane. I consumi hanno complessivamente ristagnato; la componente durevole, minoritaria nel totale della spesa delle famiglie, si è invece confermata in crescita. Tra le forme di risparmio, hanno accelerato i depositi detenuti presso il sistema bancario. I finanziamenti concessi alle famiglie consumatrici sono aumentati anche nel 2018, soprattutto per l’incremento dei mutui per l’acquisto di abitazioni. È risultato in crescita il credito al consumo, in particolare i prestiti erogati dalle banche.
Il mercato del credito. Gli intermediari con sede in regione hanno ulteriormente ridotto la propria presenza in termini di sportelli sul territorio; ciononostante il numero di comuni raggiunti dai servizi bancari è rimasto stabile. Al contempo si è intensificata la diffusione di canali alternativi di contatto con la clientela, che ha utilizzato sempre più frequentemente strumenti di pagamento diversi dal contante. La qualità del credito è ulteriormente migliorata, riflettendo una nuova riduzione del flusso di prestiti deteriorati al settore produttivo. L’ammontare dei finanziamenti in difficoltà è ancora su livelli elevati, ma si è ridotto sensibilmente nell’anno passato, per via di una più intensa attività di cessione dei crediti in sofferenza da parte degli operatori bancari.
La finanza pubblica. Nel 2018 la spesa primaria delle Amministrazioni locali in regione è diminuita, riflettendo il calo di quella destinata all’acquisto di beni e servizi e di quella per gli investimenti pubblici. I costi del servizio sanitario regionale sono cresciuti per l’aumento della spesa per il personale, influenzata da un piano di stabilizzazioni e rinnovi contrattuali. Le entrate correnti degli enti territoriali sardi sono cresciute, per via di un aumento dei tributi propri, sia di quelli della Regione sia di quelli dei Comuni. La pressione fiscale locale sulle famiglie è rimasta in linea con le altre regioni a statuto speciale. Il debito delle Amministrazioni Pubbliche sarde è nel complesso aumentato rispetto al 2017.