Il Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea ha presentato i Rapporti 2019 sul Profilo e sulla Condizione occupazionale (XXI edizione). Nel venticiquesimo anniversario della nascita di AlmaLaurea, l’evento è dedicato alla memoria del prof. Andrea Cammelli, fondatore del Consorzio nel 1994.
Le Indagini hanno coinvolto i laureati delle 75 università aderenti al Consorzio. Il Rapporto sul Profilo dei laureati si basa su un’indagine che coinvolge oltre 270 mila laureati del 2018 e restituisce una fotografia analitica delle loro principali caratteristiche. Il Rapporto sulla Condizione occupazionale dei laureati si basa su un’indagine che riguarda oltre 630 mila laureati ed esamina la posizione raggiunta nei mercati del lavoro di Italia, Europa e resto del mondo dai laureati nel 2017, 2015 e 2013, intervistati rispettivamente ad 1, 3 e 5 anni dal conseguimento del titolo.
Ivano Dionigi, Presidente di AlmaLaurea, ha sottolineato i segni più che i Rapporti AlmaLaurea mettono in luce: più immatricolati, più mobilità, più laureati stranieri, età alla laurea più bassa, più stage, più esperienze all’estero e lavorative nel corso degli studi, miglior occupazione e retribuzione. “Si tratta però di dati incrementali, ma non strutturali visto che non è stato ancora colmato il gap registrato dal 2008”. Dionigi ha evidenziato il problema della fuga all’estero dei nostri talenti – “Per loro la laurea non è un passaporto, ma un foglio di via e un vero e proprio daspo. Perdiamo il vero capitale del Paese, un suicidio perfetto” e lo svuotamento di diplomati e laureati del Sud – “il Meridione ha perduto più immatricolati rispetto al resto del Paese, continuando così, tra 15 anni, il Sud sarà un guscio vuoto”.
“In una società ipercomplessa – ha sottolineato Marina Timoteo, direttore di AlmaLaurea – serve una contaminazione dei percorsi disciplinari, mettendo in comunicazione il linguaggio umanistico e quello scientifico. Questo tipo di contaminazione coinvolge maggiormente i corsi umanistici e rappresenta un valore aggiunto con ripercussioni positive sia a livello occupazionale sia a livello retributivo. I laureati che scelgono questo tipo di corso provengono più di frequente da contesti familiari più modesti, hanno performance universitarie migliori e svolgono più esperienze come tirocinio, studio all’estero e lavoro durante gli studi”.