Roma. Lo scorso 20 maggio a Roma, è stata sottoscritta, senza clamore e dopo mesi di dialogo costruttivo tra tutte le parti interessate, una storica e decisiva intesa nel settore strategico della logistica. A.L.I.S (Associazione Logistica dell’Intermodalità Sostenibile) e le Segreterie Generali di CGIL, CISL e UIL hanno infatti sottoscritto un “Protocollo d’Intesa sulle Relazioni Sindacali” che comporta l’immediata estensione delle regole del sistema sindacale confederale nei confronti delle oltre 1.400 imprese che aderiscono all’associazione e degli oltre 152.000 lavoratori in esse impiegati.
L’importante documento è stato firmato dal Presidente di A.L.I.S., l’armatore Guido Grimaldi dell’omonimo Gruppo Grimaldi Navi, dal Direttore Generale Marcello di Caterina e dagli avvocati giuslavoristi Francesco Rotondi ed Alessandro Paone di LabLaw, i quali hanno guidato l’associazione ed i suoi esponenti durante tutto il percorso che ha portato A.L.I.S. ad avviare con i sindacati confederali un dialogo sul futuro del lavoro nel mercato della logistica e dei trasporti. Il Protocollo segna infatti l’avvio del dialogo sindacale ai massimi livelli fra le segreterie generali di CGIL CISL e UIL e l’associazione datoriale guidata dall’armatore Grimaldi, la quale sarà interlocutrice di un comparto che produce un fatturato di 22 miliardi di euro, mette insieme trasporti marittimi, terresti, ferroviari e poli logistici. Abbiamo intervistato uno dei principali protagonisti dell’intesa, l’Avvocato Alessandro Paone, partner di LabLaw, uno dei principali studi giuslavoristici italiani, sull’importanza dell’accordo.
Il comparto della logistica e dei trasporti è certamente uno dei settori produttivi centrali e strategici per la nostra economia. Un accordo sindacale di questa portata che impatti avrà nel settore? Anzitutto occorre fare una precisazione: A.L.I.S. è l’associazione logistica dell’intermodalità sostenibile, ovvero racchiude al suo interno le imprese che fanno della logistica intermodale sostenibile il loro core business. Stiamo parlando di un comparto assai più vasto di quello del trasporto propriamente inteso, poiché raccoglie i settori merceologici tanto del trasporto via mare, gomma e ferrovia, che della logistica e della intermodalità, e pretende di metterle a sistema. Ciò significa che gli obiettivi associativi si scontrano quotidianamente con la diversità delle regole di ciascun settore, ancor più diverse quando si parla di rapporti di lavoro. In questo scenario è chiaro che l’intesa raggiunta da A.L.I.S. con le segreterie generali di CGIL CISL e UIL esprime un valore positivo enorme: l’associazione rappresenta circa 1.400 associati che occupano oltre 150.000 lavoratori dipendenti, il che significa estendere a costoro le regole confederali sulla rappresentanza e quindi garantire uniformità di trattamenti e regole comuni nell’interesse delle imprese e dei lavoratori. In questo senso, il comparto non potrà che trovare giovamento da una associazione dotata di ampia rappresentanza che ha inteso affermare la propria fiducia nel sistema di regole confederale e la centralità del contratto nazionale, impegnandosi a combattere la disparità dei trattamenti e odiosi fenomeni di dumping contrattuali.
C’è un tema di relazioni industriali e di rapporto con i sindacati. Che significato ha l’intesa? Possiamo parlare di accordo “storico”? Sul piano tecnico l’intesa ha un significato chiarissimo: con la firma A.L.I.S. aderisce al Testo Unico sulla Rappresentanza CGIL, CISL e UIL ed alle regole tutte ivi contenute, e quindi al sistema di relazioni sindacali di matrice confederale, riconoscendo altresì la centralità del contratto collettivo nazionale di lavoro e l’importanza della contrattazione di secondo livello, sia a livello territoriale che aziendale. Inoltre, le parti firmatarie hanno convenuto l’adesione con sottoscrizione di A.L.I.S. al Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro Spedizione, Autotrasporto, Merci e Logistica sottoscritto da CGIL, CISL e UIL il 3 dicembre 2017. Sotto questo punto di vista il risultato raggiunto può dirsi storico per un duplice motivo: primo, perché mai prima d’ora una associazione così giovane è riuscita ad ottenere un simile risultato, meritandosi la fiducia del sindacato confederale unitario, e ciò non può che essere dovuto al lavoro svolto ed alla sua serietà; secondo, perché “storica” è l’adesione di A.L.I.S. al contratto nazionale. Attribuisco questo risultato alla franca comprensione mostrata dai sindacati verso i temi trattati dall’associazione nel corso dei recenti incontri, ed alla voglia di A.L.I.S. di battersi per affermare regole comuni e certe per favorire lo sviluppo di tutte le imprese, collaborando con tutte le altre associazioni datoriali del settore, che non sono controparti ma compagne di viaggio.
Il contratto nazionale che peso ricopre in un contesto in cui la contrattazione aziendale e decentrata ha assunto un ruolo sempre più importante? Occorre considerare che stiamo parlando di un settore, quello del trasporto e della logistica, nel quale le componenti territoriali e dei prezzi/margini esercitano pressioni enormi sulle modalità di gestione ed organizzazione degli imprenditori. Gli imprenditori si trovano da anni a competere con concorrenti stranieri che applicano condizioni economiche e normative ai rapporti di lavoro diverse e di maggior favore, oppure con imprese italiane che assumono lavoratori stranieri praticando condizioni del tutto fuori legge ed inaccettabili in un paese civile. Non solo. Si pensi ai problemi causati dalle moltitudini di contratti collettivi applicati nel settore, molti dei quali sono sottoscritti da associazioni prive di rappresentatività, sia dal lato datoriale che dei lavoratori, e provocano fenomeni di dumping sociale ed economico distorsivi della concorrenza. Ribadire la centralità del contratto nazionale assume allora un valore sia politico che giuridico: vuol dire affermare il principio per cui le regole comuni sono uguali per tutti, fermo restando che ciascuno può adattarle alle proprie esigenze secondo quanto sarà in grado di negoziare con i sindacati a livello aziendale o territoriale. In assenza di norme di legge che disciplinano la rappresentanza e la vincolatività di un determinato contratto collettivo, le risposte vanno ricercate nell’esercizio delle relazioni industriali, poiché contrariamente a quanto sento dire di continuo – come fosse un intercalare o l’ennesimo luogo comune – il confronto con il sindacato è una straordinaria opportunità che bisogna saper cogliere e coltivare. Ed il sindacato ne ha bisogno per evolvere se stesso e riprendersi la scena decisionale, senza demandarla al legislatore di turno che, per forza di cose, mai potrà intervenire con lo stesso grado di efficacia negli ingranaggi delle regole del lavoro.
C’è stato un ruolo anche del Governo nel facilitare l’accordo? Il governo assiste da tempo alle attività di A.L.I.S., che ha saputo intercettare i bisogni e le istanze degli associati e le ha sottoposte senza remore di sorta, e direi anche con una certa dose di positiva sfrontatezza, alle Istituzioni per ottenere risposte concrete in termini compatibili con le esigenze del business. Questo spiega l’interesse mostrato da questo governo ad A.L.I.S., ed in particolare dal vice premier Matteo Salvini, dal Vice Ministro Rixi, e dal Sottosegretario Claudio Durigon, che hanno presenziato insieme a tantissimi altri esponenti della politica, dell’impresa, del mondo portuale e dell’esercito, all’evento del 20 maggio scorso a Roma, in Piazza di Siena, nel corso del quale è stato peraltro dato annuncio pubblico della firma del “Protocollo d’Intesa” con CGIL CISL e UIL, lungamente applaudito da parte di tutti i presenti. Ma la firma del Protocollo è avvenuta grazie al lavoro esclusivo dell’associazione e del sindacato, che hanno creduto nell’avvio di un dialogo condividendo il senso di urgenza per lo sviluppo del settore e la condivisione di regole comuni, come è giusto che sia.