Il ministero del Lavoro ha tolto dal tavolo di confronto la questione più spinosa al centro, in questi mesi, delle forti critiche di Cgil Cisl e Uil. Nell’emendamento al ddl che l’esecutivo si appresterebbe a presentare, infatti, non si ragiona più di salario minimo orario alternativo a quello contrattuale ma si riconosce valore generale a quanto previsto dai contratti collettivi nazionali.
Nulla di conclusivo, ovviamente, ma una apertura verso quell’erga omnes sancito dalla Costituzione e richiesto a gran voce dai sindacati che disinnesca peraltro il rischio, ventilato da Cgil Cisl e Uil, di una fuoriuscita delle imprese dai grandi contratti nazionali verso ‘accordi’ meno onerosi economicamente. I 9 euro lordi comunque restano per ora all’interno dell’articolato di legge anche se non è ancora chiaro per chi potrebbero essere validi. Si tornerà comunque a discuterne tra 10/15 giorni in un prossimo round nel quale la parola spetterà ai sindacati che dovranno presentare dei report dettagliati sulle modifiche. Nell’emendamento di prossima presentazione potrebbero inoltre trovare spazio anche norme sulla rappresentanza mentre sembra certo che l’esecutivo abbia accolto la richiesta dei sindacati di creare una Commissione ad hoc che vigili sulla parte attuativa del provvedimento.
Soddisfatti i sindacati. “Mi pare che dall’incontro al ministero ci siano stati passi avanti nell’impostazione del tema; è importante infatti che i minimi tabellari diventino il riferimento per tutti i lavoratori”. Commenta così, da Matera dove la conclusione del tavolo è rimbalzata nel corso dei lavori della convention unitaria su Sud e cultura il leader Cisl, Annamaria Furlan. E continua invitando a questo punto a togliere dal tavolo definitivamente quel riferimento ai 9 euro lordi ormai incomprensibile. “A questo punto – chiosa la Furlan – è inutile continuare a girare intorno ai 9 euro. E’ inutile continuare a discuterne. I 9 euro infatti sono molto lontani rispetto a quanto previsto dai minimi dei contratti nazionali che sono molto più alti di quella cifra”, spiega. “Occorre superare questa discussione e dire che ogni lavoratore deve avere il proprio riferimento nel proprio contratto di settore”, ripete ancora Furlan ricordando come nei contratti nazionali “il salario orario minimo non è solo la paga oraria ma si arricchisce di altre voci, dal tfr alle ferie, che alzano di molto questi 9 euro”.
Soddisfatto ma con i piedi di piombo la Uil di Carmelo Barbagallo. “E’ un passo avanti aver richiamato i minimi contrattuali anche se non si capisce perché abbiano lasciato il riferimenti a 9 euro lordi”, dice spiegando come una proposta più puntuale e chiara sarà comunque messa a punto nei prossimi giorni.
‘Passa’ la palla, invece, il leader Cgil Maurizio Landini che dal palco aveva ricordato al governo come parlare di salari significhi anche ricordarsi di essere datori di lavoro di quei 3 mln di ‘statali’ ancora in attesa di un rinnovo dignitoso.
È il segretario confederale Tania Scacchetti invece a commentare. “Riteniamo apprezzabile il riferimento alla rimarcata volontà, espressa in sede di confronto, di dare attuazione all’articolo 36 della Costituzione conferendo valore generale ai trattamenti economici complessivi previsti dai contratti collettivi sottoscritti dai sindacati comparativamente più rappresentativi”, dice annotando però la “contraddizione” di prevedere ancora una cifra unica come trattamento minimo economico orario. (Adnkronos)