Andare contro la liberalizzazione e chiudere negozi e centri commerciali la domenica, può costare caro allo Stato: il nuovo testo riguardo il provvedimento che punta a introdurre una stretta sulle chiusure domenicali, a causa dei mancati introiti tra imposte dirette e iva non incassata, rischia di portare una perdita per il gettito fiscale stimata attorno ai 4,6 miliardi di euro. Ma non è tutto: a rimetterci, infatti, sarebbero anche i posti di lavoro di cui si stima una perdita fino a 41mila unità.
Tali perdite nel settore del commercio, che oggi vale l’8% del Pil nazionale, risulterebbero, invece, a favore dei colossi online che, al contrario, possono vendere 24 ore su 24. A fare i conti sulla portata dei rischi che corre l’Erario ci ha pensato Nomisma, la società di ricerca e consulenza economica presieduta da Piero Gnudi, con uno studio che sarà presentato a giugno. Massimo Moretti, presidente del Consiglio nazionale dei centri commerciali, tuttavia, ha già svelato i numeri principali della ricerca durante un’audizione informale in commissione Attività produttive della Camera del Consiglio nazionale dei centri commerciali di cui ha dato conto Il Sole 24 Ore.
Il punto di partenza. Lo studio in oggetto, si basa sulla situazione che verrebbe a delinearsi nel caso in cui venisse approvato l’attuale testo che prevede 26 chiusure domenicali a fronte di un totale di 52 domeniche l’anno cui si andrebbero ad aggiungere 12 giorni di chiusura per le altrettante festività nazionali, religiose e laiche con una deroga per 4 giorni di apertura da stabilire su scelta delle Regioni.
I costi per lo Stato. Dalla prevedibile scelta del governo giallo-verde di far chiudere i battenti per 26 domeniche più 12 festività, deriva indubbiamente una perdita. Secondo Nomisma, infatti, questa sarebbe stimata intorno a ben 4,6 milioni di introiti, composti per 2,5 miliardi di imposte indirette e 2,1 miliardi di imposte dirette. A tale saldo negativo, va aggiunto, poi, il taglio occupazionale stimato intorno a 41mila posti di lavoro in meno nei centri commerciali. In merito a questo, va precisato che la stima tiene conto solo degli occupati diretti e non di quelli, invece, indiretti e dell’indotto. Di conseguenza, inoltre, anche i centri commerciali pagherebbero con un minore fatturato.