L’attività economica globale ha decelerato e il commercio mondiale si è contratto nell’ultima parte del 2018. Sulle prospettive continuano a gravare diversi rischi: il protrarsi delle tensioni commerciali nonostante alcuni recenti segnali di distensione; un rallentamento congiunturale superiore alle attese in Cina; le ricadute del processo di uscita del Regno Unito dall’Unione europea (Brexit). Le principali banche centrali hanno segnalato l’intenzione di mantenere più a lungo un orientamento decisamente espansivo; ciò ha favorito una flessione dei rendimenti a lungo termine e una ripresa dei corsi azionari. A riferirlo è la Banca d’Italia in una nota
Il Consiglio direttivo della BCE manterrà condizioni espansive più a lungo. Nell’area dell’euro le prospettive di crescita per l’anno in corso sono state riviste significativamente al ribasso e si sono ridotte le aspettative di inflazione. Il Consiglio direttivo della BCE manterrà condizioni espansive più a lungo: ha esteso sino alla fine del 2019 l’orizzonte minimo entro il quale i tassi di riferimento rimarranno invariati e ha annunciato una nuova serie di operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine, le cui condizioni di prezzo, che saranno definite nei prossimi mesi, terranno conto degli sviluppi futuri dell’economia. Il Consiglio è pronto a utilizzare tutti gli strumenti a sua disposizione per sostenere l’economia e assicurare la convergenza dell’inflazione su livelli inferiori ma prossimi al 2 per cento nel medio termine.
In Italia l’attività economica avrebbe lievemente recuperato. Secondo le indicazioni più recenti l’attività economica in Italia avrebbe lievemente recuperato all’inizio di quest’anno, dopo essere diminuita nella seconda metà del 2018. La debolezza congiunturale degli ultimi trimestri rispecchia quella osservata in Germania e in altri paesi dell’area. Le aziende intervistate nell’indagine della Banca d’Italia indicano condizioni sfavorevoli per la domanda corrente, in particolare quella proveniente dalla Germania e dalla Cina, ma prevedono un contenuto miglioramento nei prossimi tre mesi; prefigurano inoltre una revisione al ribasso dei piani di investimento per l’anno. Secondo le imprese le prospettive risentono sia dell’incertezza imputabile a fattori economici e politici, sia delle tensioni globali sulle politiche commerciali.
Resta favorevole l’andamento delle esportazioni. È rimasto favorevole l’andamento delle esportazioni italiane, cresciute nell’ultima parte del 2018 a ritmi sostenuti nonostante la contrazione del commercio mondiale; gli indici qualitativi confermano tuttavia che sulle prospettive gravano le incertezze del contesto globale. Il saldo di conto corrente si mantiene ampiamente in avanzo e la posizione netta sull’estero del Paese è solo lievemente debitoria. All’inizio dell’anno gli investitori non residenti sono tornati ad acquistare titoli pubblici italiani.
L’occupazione si sarebbe stabilizzata; prosegue la crescita dei salari. Sulla base delle indicazioni più recenti il modesto calo dell’occupazione, che nel trimestre autunnale ha riflesso la fase di debolezza ciclica, non sarebbe proseguito nel bimestre gennaio-febbraio. Nel 2018 sono aumentati sia l’occupazione complessiva, sia i rapporti di lavoro a tempo indeterminato. Le retribuzioni contrattuali hanno continuato a crescere.
L’inflazione si è ridotta. Nel primo trimestre dell’anno in corso l’inflazione è scesa, frenata dal rallentamento dei prezzi dei beni energetici e dalla debolezza dell’economia: in marzo si collocava all’1,1 per cento; si è indebolita anche la dinamica della componente di fondo. Imprese, famiglie e analisti hanno rivisto al ribasso le proprie attese di inflazione; quelle rilevate da Consensus Economics per il 2019 si sono portate in aprile allo 0,9 per cento.
Le condizioni sul mercato finanziario italiano sono migliorate. Il miglioramento delle condizioni sui mercati finanziari globali si è esteso anche all’Italia. Dall’inizio dell’anno l’indice generale della borsa italiana è aumentato del 19 per cento, recuperando il forte calo registrato in autunno; il rialzo, in parte favorito dal prolungamento delle condizioni monetarie espansive disposto in marzo dall’Eurosistema, ha interessato anche i corsi delle aziende di credito. Dopo una temporanea risalita in febbraio, indotta dalla revisione al ribasso delle prospettive di crescita dell’economia, i premi per il rischio sui titoli di Stato italiani sono tornati ai livelli osservati alla fine di dicembre; restano però ben al di sopra di quelli prevalenti all’inizio del 2018. Il differenziale con i rendimenti dei titoli di Stato decennali tedeschi si collocava a metà aprile attorno a 250 punti base.
Il credito alle imprese ha rallentato. Il credito alle imprese ha rallentato. L’incremento dei rendimenti dei titoli pubblici e dell’onere della provvista obbligazionaria delle banche si sta trasmettendo al costo del credito molto gradualmente, grazie all’abbondante liquidità e alle buone condizioni patrimoniali degli intermediari, ma secondo i sondaggi emergono segnali di irrigidimento nelle politiche di offerta del credito, riconducibili al peggioramento macroeconomico e all’aumento dei costi di provvista. L’incidenza dei crediti deteriorati sul totale dei finanziamenti ha continuato a diminuire, arrivando alla fine dello scorso anno al 4,1 per cento per le banche significative, al netto delle rettifiche di valore.
Il Governo ha presentato il Documento di economia e finanza 2019. Nel 2018 l’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche in rapporto al PIL è sceso al 2,1 per cento (dal 2,4 del 2017). Il peso del debito è aumentato al 132,2 per cento del prodotto. Con il Documento di economia e finanza 2019, approvato lo scorso 9 aprile, il Governo ha rivisto le stime per l’indebitamento netto per l’anno in corso dal 2,0 al 2,4 per cento. Nel quadro programmatico per i prossimi anni sia il disavanzo sia il debito si ridurrebbero, anche grazie al gettito atteso dalle cosiddette clausole di salvaguardia.