La notizia da cui partire è di fine marzo, quando è diventata ufficiale, in virtù di un investimento da 300 milioni di dollari, l’acquisizione da parte di McDonald’s di una società israeliana, Dynamic Yield, specializzata in soluzioni per l’analisi di grandi quantità di dati basate su tecnologie di intelligenza artificiale e machine learning. L’obiettivo di questa operazione, la più grande degli ultimi 20 anni per il colosso degli hamburger dopo Chipotle Mexiacan Grill? Poter offrire ai clienti, una media di 48 milioni ogni giorno nel mondo, prodotti e servizi partendo dai dati e dalle preferenze di questi ultimi. Nelle intenzioni della compagnia americana dei fast food, insomma, c’è la volontà di cambiare volto ai menu così come li conosciamo ora e renderli sempre più digitali e flessibili per garantire un’esperienza utente sempre più personalizzata.
Come cambieranno i menu? Grazie al software, per l’appunto, e più precisamente a sofisticate applicazioni che sfruttano l’intelligenza e le capacità degli algoritmi per creare proposte di consumo dinamiche, in grado di essere aggiornate e variate rispetto a una serie di parametri. La selezione dei vari piatti visualizzata sul display elettronico potrà essere adattata alle disponibilità dei prodotti, alla stagionalità degli stessi e naturalmente in funzione delle richieste della clientela locale, con abbinamenti diversi e aggiuntivi rispetto a quelli standard.
Si parte dai “drive-through” americani. I sistemi informatici e i manager di McDonald’s, insomma, impareranno grazie agli algoritmi ad estrarre precise informazioni dai Big Data che la multinazionale produce e raccoglie ogni giorno all’interno degli oltre 38mila ristoranti della catena sparsi in tutto il mondo. Intelligenza software a supporto (e al servizio) dei processi, dunque, mentre una tecnologia di “logica decisionale” consentirà ai clienti di ordinare i propri “piatti” preferiti attraverso menu che verranno studiati anche in base alle informazioni su meteo e traffico. Il progetto partirà a breve dai drive-through negli Stati Uniti (i nostri McDrive) per poi estendersi anche al resto del mondo, Italia naturalmente compresa.
La tecnologia chiave per una nuova “user experience”. L’intelligenza artificiale renderà i panini più buoni e appetitosi e permetterà realmente a McDonald’s di accontentare i propri clienti con proposte confezionate su misura, riducendo la concorrenza degli attori del food delivery a domicilio? Questo non lo possiamo ancora sapere. Di sicuro le tecnologie di Dynamic Yield, che saranno integrate anche nell’app mobile, porteranno l’offerta della catena a un nuovo livello, puntando in modo sostanziale sul fattore “interazione”. C’è chi parla di transizione da “fast food” a “smart food”, mentre l’amministratore delegato Steve Easterbrook, alla guida della catena dal 2015, ha confermato di recente a Bloomberg come la tecnologia sia “un elemento critico del rapido piano di crescita dell’azienda e un fattore determinante per aumentare la velocità alla quale saremo in grado di attuare la nostra visione di creare esperienze più personalizzate”. Nel segno del digitale.