Sono meno di due su dieci gli italiani che nell’ultimo anno hanno cambiato lavoro: solo il 16% dei lavoratori, infatti, ha cambiato azienda, mentre un dipendente su tre (cica il 30%) ha intenzione di cambiare lavoro entro l’anno 2019. Sono questi i dati emersi da una ricerca condotta da Randstand Employer Brand, operatore nei servizi per le risorse umane.
I fattori sui quali si fonda la scelta, ove è possibile parlare di scelta, del datore di lavoro sono anzitutto il work-life balance, ovvero il giusto equilibrio e la possibilità di conciliare vita e lavoro, seguito da un piacevole ambiente lavorativo oltre che una buona retribuzione e l’accesso ai benefits.
I canali più utilizzati nella ricerca d’impiego in prospettiva di cambiare occupazione, variano in base a se si è già cambiato lavoro o se si è alla ricerca di un nuovo posto in cui collocarsi. Buona parte utilizzano Infojobs mentre, un’altra grande fetta si serve delle agenzie per il lavoro o di altri portali come, ad esempio, Monster. A seguire – come riporta Adnkronos – ci sono le ricerche tramite i siti delle aziende, molto importanti sembrano rivelarsi le conoscenze personali e il passaparola piuttosto che i social media come Facebook o Linkedin. Chi invece ha già fatto il passo ed ha cambiato lavoro, riferisce di aver trovato il nuovo impiego essenzialmente grazie a contatti e conoscenze personali che riguardano la maggior parte dei casi, a seguire, un nuovo impiego è stato trovato tramite le agenzie per il lavoro. Come mezzi di recruitment utilizzati, seguono, poi, i portali come Subito o Infojobs e altri siti dedicati alla ricerca di lavoro oltre che le sezioni “Lavora con noi” delle aziende e, anche qui, attraverso i social. Meno efficaci risultano essere stati i servizi per il pubblico impiego, i recruiter e le filiere.
A livello internazionale, invece, a mirare ad una prospettiva lavorativa diversa dall’attuale sono 3 dipendenti su 4. Ne abbiamo parlato qui.