Adnkronos. Nuova, consistente sforbiciata nelle previsioni del Fondo Monetario Internazionale sulla crescita dell’Italia che nel 2019 – secondo quanto scritto nel World Economic Outlook, appena diffuso – dovrebbe attestarsi allo 0,1%, il valore più basso fra tutte le principali economie considerate. Dopo la stima fatta a ottobre scorso di un Pil a +1,0%, a gennaio la previsione era scesa allo 0,6%. Oggi il nuovo taglio, mentre resta invariata la previsione per il 2020 di un Pil a +0,9%. Il dato per l’anno in corso sembra condizionato dal ‘trascinamento’ a inizio 2019 della debolezza, registrata alla fine dello scorso anno: su base annua, infatti, il Fondo stima un quarto trimestre in crescita dello 0,6% rispetto allo stesso periodo del 2018.
Le cause. Alla base del taglio della previsione sull’Italia, spiega l’FMI, la debole domanda interna, stimata in calo dello 0,2%, “mentre i rendimenti dei titoli di Stato rimangono elevati”. Quanto all’inflazione nel nostro Paese è vista in frenata allo 0,8% quest’anno per poi risalire leggermente all’1,2% nel 2020. Uno degli effetti di questa crescita ‘quasi zero’, peraltro è il calo del Pil reale procapite, che quest’anno nel nostro Paese dovrebbe scendere dello 0,3%, unico caso fra le principali economie mondiali, per poi risalire leggermente dello 0,9% il prossimo anno e dello 0,7% nel 2020. Un dato che stride con il +1,7% della Spagna, che dal 2013 mette a segno regolarmente valori doppi (o anche tripli) di crescita rispetto all’Italia.
Stime deficit Italia. Le stime appena diffuse dall’Fmi nel World Economic Outlook mostrano, infatti, per il 2019 un deficit al 2,7%, e con una progressione inarrestabile negli anni a seguire, visto che per il 2020 il disavanzo è previsto al 3,4% e addirittura al 3,8% nel 2024. Inevitabili le ripercussioni sul rapporto debito/Pil, che dal 132,1% del 2018, quest’anno dovrebbe salire al 133,4%, e poi ancora al 134,1% nel 2020 e al 138,5% nel 2024.
Taglio previsioni pil globale. Il Fondo Monetario Internazionale taglia le stime sulla crescita globale che nel 2019 – secondo quanto scritto nel World Economic Outlook – dovrebbe attestarsi al 3,3%, con una revisione al ribasso di 0,4 punti rispetto alle previsioni formulate nell’ottobre scorso. Un dato, si spiega, legato alla debolezza, registrata nella seconda metà del 2018 e che si è protratta nei primi mesi di quest’anno, anche alla luce delle tensioni commerciali e della perdita di slancio dell’Eurozona.
Per il secondo semestre 2019, invece, l’Fmi prevede un rafforzamento della crescita per via di nuovi interventi di stimolo in Cina, un allentamento delle pressioni sull’Eurozona e una stabilizzazione in alcune economie emergenti come Argentina e Turchia. Per il 2020 il Fondo stima un ritorno ai valori di crescita globali del 2018, ovvero il 3,6%, anche se – ammette la capo economista del Fondo Gita Gopinath – “questa ripresa è fragile e si basa su un rimbalzo nei mercati emergenti e nelle economie in via di sviluppo, dove si prevede un aumento della crescita dal 4,4% nel 2019 e del 4,8% nel 2020”. “Questo è un momento delicato per l’economia globale. Se i rischi al ribasso non si materializzeranno e il supporto politico messo in atto si rivelerà efficace, la crescita globale dovrebbe rimbalzare. Se, invece, uno qualsiasi dei principali rischi dovesse materializzarsi, la ripresa prevista nelle economie sotto stress, in quelle dipendenti dalle esportazioni e in quelle fortemente indebitate potrebbe essere deragliata”. “In questo caso i responsabili delle politiche dovranno adeguarsi” aggiunge. E ciò “a seconda delle circostanze, potrebbe richiedere uno stimolo fiscale sincronizzato, anche se specifico per paese, integrato da una politica monetaria accomodante”.