Per testare le competenze e le abilità di un candidato, perché non metterlo alla prova direttamente sul campo…o quasi? È il caso dei colloqui in cui i recruiters adottano metodi di selezione meno convenzionali del solito, che vanno dall’intervista comportamentale a veri e propri test come quello del silenzio piuttosto che attraverso l’utilizzo dei mattoncini Lego.
Il tradizionale colloquio di lavoro inteso come dialogo tra selezionatore e candidato, corredato eventualmente da un test che attesti e comprovi le competenze richieste, sebbene risulti essere ancora la forma di selezione che va per la maggiore, nell’ultimo periodo è considerevole la diffusione di strategie alternative come stressed interview piuttosto che particolari e avvincenti stress test dall’aspetto a volte quasi divertente e strampalato, come metodi vincenti per selezionare candidati in linea con le esigenze dell’azienda.
Ma in cosa consistono queste selezioni alternative? Di seguito riportiamo alcune delle prove più particolari utilizzate durante i colloqui:
Test sotto pressione. Se non ti arrabbi, ti assumo: se il tono di voce e il portamento del recruiter appare aggressivo e scortese, forse non è il caso di rimanerci male né di mettersi sulle proprie rispondendo in maniera ostile. Uno degli ultimi “trabocchetti” messi a punto dalle aziende per mettere alla prova i candidati, infatti, è proprio la stressed interview. Una nuova tattica che consiste nel provocare il candidato mostrandosi sgarbato e disinteressato, grazie alla quale il selezionatore, attraverso l’analisi delle reazioni, riesce a sondare il livello di resistenza allo stress e a valutare in che modo i candidati potrebbero reagire in situazioni particolarmente ostili sul luogo di lavoro.
Test con videogiochi. È stato ideato da Laborplay il test che dà ai selezionatori la possibilità di incrociare le modalità di gioco del candidato con le competenze trasversali quali, tra tutte, la capacità di problem solving piuttosto che di leadership o l’abilità nel relazionarsi. L’uso di videogiochi nel campo delle selezioni di lavoro sembrerebbe essere un metodo efficace in quanto in grado di mostrare le reali abilità del potenziale dipendente.
Test del silenzio. Una logica simile a quella del test sotto pressione, sembra avercela il test del silenzio che ha come obiettivo quello di mettere alla prova la reazione del candidato di fronte a situazioni in cui non è facile restare calmi. Davanti ad un selezionatore che non parla, non si spiega e non fa domande, l’atteggiamento giusto da assumere sarebbe anzitutto non farsi prendere dall’ansia ma, al contrario, prendere iniziativa e intraprendere un discorso in modo da dimostrare abilità nella gestione delle emozioni e un atteggiamento propositivo.
Test dell’auto. Capita anche che per concludere un colloquio, il selezionatore ritenga necessario accompagnarti a riprendere l’auto parcheggiata. Per quale motivo, ti starai chiedendo? L’obiettivo del recruiter non è vedere se hai un’auto costosa o un’utilitaria bensì verificare che la tua vettura sia tenuta in ordine. Una persona che non si prende cura delle proprie cose, infatti, potrebbe non riuscire ad occuparsi in maniera efficace degli affari dell’azienda.
Test dei Lego. Nell’ambito lavorativo qualche azienda ha fatto del gioco il vero strumento di selezione del proprio personale. È il caso delle metodologie di reclutamento attraverso l’utilizzo dei mattoncini Lego. Grazie a questi vengono stimolate le capacità intellettive e comunicative degli eventuali dipendenti.
Test del cameriere. Ebbene sì, dal modo in cui ti comporti col cameriere piuttosto che con gli addetti alla reception, il capo di un’azienda o l’addetto alle Risorse umane possono capire se puoi fare al caso dell’impresa o meno. Obiettivo del test, quindi, è verificare se il candidato mostra rispetto e gentilezza oppure se si pone in modo sgarbato e poco corretto al cospetto di camerieri e receptionist. Gentilezza, cordialità e rispetto, infatti, sono alcune delle soft skills più apprezzate dalle aziende.