Adnkronos. Il programma Welfare di Comunità e Innovazione sociale avviato dalla Fondazione Cariplo cinque anni fa ha raggiunto i 36,5 milioni di euro di contributi deliberati per un totale di 37 progetti finanziati sui territori. Sono alcune delle cifre rese note dalla Fondazione durante l’evento a Milano dedicato al racconto di questa esperienza, che ha contribuito a realizzare un nuovo ‘welfare’, dove le comunità locali si attivano concretamente per fare rete e riconoscere le proprie necessità. In questi anni, sono stati raggiunti 286.373 cittadini e 9.283 persone sono state coinvolte attivamente nella progettazione e realizzazione degli interventi, con 884 nuove figure professionali formate e 1.699 aziende ingaggiate.
“Ricordo che quando siamo partiti ormai cinque anni fa lanciammo una provocazione: rivoluzionare il modello di welfare, realizzandolo con la partecipazione di tutti, partendo dal basso. Non più un modello calato dall’alto. Più comunità, meno stato”, ricorda il presidente della Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti. “Era – spiega – davvero una provocazione, perché lo Stato, in realtà, non può dismettere il suo impegno su questo fronte. Ma la comunità può fare certamente di più”.
La forza della collettività. La comunità, se ingaggiata, è “l’elemento strategico di cambiamento e l’esperienza di questi anni ha dimostrato che si può fare: si possono coinvolgere centinaia di organizzazioni disposte a lavorare insieme, migliaia di persone che stanno concretamente beneficiando di questi interventi. La comunità che sembrava un concetto astratto, si è trasformata in qualcosa di molto concreto, per le famiglie, i bambini, i giovani e gli anziani che hanno bisogno. Proseguiamo su questa strada, che è la strada giusta per tutti”, esorta il presidente.
Dopo cinque anni si raccolgono i frutti del viaggio: nei territori coinvolti dal progetto si sono sviluppate nuove alleanze tra pubblico e privato, come servizi per i minori nati dalla collaborazione tra famiglie ed enti pubblici, oppure sono nate figure professionali come i Local Coach, i Community Manager, gli educatori finanziari e nuovi luoghi della comunità, come i Social Point, le Case per Fare Insieme, gli Hop Cafè. Tutto questo con la partecipazione delle imprese: non solo perché hanno messo a disposizione risorse finanziarie, ma anche perché hanno reso possibili nuove opportunità lavorative per la prima volta pensate insieme ai cittadini, al mondo del no profit e agli enti territoriali.
Alcuni dei risultati. A Milano, ad esempio, sono nate le ‘portinerie di quartiere’, una nuova idea di portineria che mette al centro il tema della conciliazione del tempo tra lavoro e famiglia. Sono luoghi pensati come riferimento per il disbrigo di pratiche quotidiane, e presto diventati punto d’incontro e confronto. A Milano ce ne sono due, quella di via Melotti 4 a Santa Giulia e quella appoggiata al circolo Acli Terra e Libertà di piazza San Luigi.
Nel distretto Desio-Monza è nata una scuola di musica e un parco giochi per favorire l’incontro fra bambini con e senza disabilità, mentre in provincia di Mantova sono nati dei percorsi innovativi di rigenerazione urbana che hanno coinvolto istituzioni e cittadini. Si tratta dell’esperienza dei gruppi territoriali attivati da GiovenTu: la ricostruzione di Palazzo Gazzolda a Gonzaga dopo il terremoto e la nascita di un Social Point presso La Bottega di San Benedetto Po.
Nel Verbano Cusio Ossola, è nato un ‘taxi condiviso’ contro la solitudine. Si tratta di un servizio gratuito che permette agli anziani del territorio di essere accompagnati a visite mediche ma soprattutto di ritrovarsi fra di loro. L’idea di attivare il servizio è arrivata proprio da una delle signore che frequenta il centro di aggregazione di Vignone, un paesino di 1200 abitanti nella provincia del Verbano Cusio Ossola, dove si incontrano persone dai 68 fino ai 95 anni, provenienti da sette paesini diversi.