“Qui lavorano i bambini che una volta passavano le giornate nel garage di casa a smontare e rimontare il proprio motorino”. Siamo nei box dell’autodromo di Monza dove, quando non ci sono gare importanti, venti ragazzi dai 18 fino ai 30 anni passano le giornate con cacciavite, calibro e bolla in mano.
La scuola – Sono gli studenti della Mts, la Motorsport Technical School, e a parlarci è la direttrice e ideatrice del corso Eugenia Capanna: “La nostra è stata una scommessa. Ci siamo resi conto che all’estero esistevano molte scuole di alta formazione per meccanici. Noi, pur avendo in Italia una casa importante come la Ferrari, non avevamo nulla di simile”. Così è nata un anno fa la prima classe della scuola di Monza. Alle iscrizioni per il nuovo anno (appena partito, ndr) la domanda si è triplicata: “Ci siamo trovati moltissime candidature e così abbiamo dovuto fare una selezione”, spiega Capanna.
“Molti sono periti meccanici, altri lavorano già da anni in alcune officine. Vengono da noi perché qui entrano in contatto con docenti che lavorano in team importanti del mondo delle corse”. Ivano Barletta, ex capo macchine della squadra di Schumacher, per esempio, insegna alla Mts, ma anche Marco Ventura, capo meccanico della Ducati corse.
“Quando, dopo un anno, gli allievi terminano la loro preparazione sono già pronti per iniziare a lavorare per grandi case. Abbiamo partnership con Ferrari, Lamborghini, Porsche, Brembo, e Pirelli, per citarne alcune”.
Quest’anno la Mts, accanto al corso per meccanico d’auto, ha creato anche la classe per meccanico da moto da corsa e per ingegnere di pista.
Meccanico da Gran Premio – “S’inizia studiando gli strumenti di lavoro e l’attrezzatura necessaria, come quella per le misurazioni. I futuri meccanici da gran premio devono anche saper saldare. Poi si passa alla vera e propria lavorazione su auto o moto, studiando argomenti specifici: gli impianti di benzina e quelli di raffreddamento, le sospensioni e gli ammortizzatori non devono aver segreti per un bravo meccanico che lavora nell’ambito racing”.
Dopo qualche mese di lezioni teorico-pratiche si passa al training on the job: “Una sorta di stage presso importanti team. Qui i ragazzi possono misurare la loro preparazione, lavorando proprio durante le competizioni”, racconta la direttrice di Mts.
“Una delle principali differenze rispetto a un meccanico ordinario è che qui è fondamentale la velocità: bisogna lavorare in tempi rapidi, eseguire senza errori un pit-stop, senza perdere secondi nei momenti d’emergenza”.
“L’aspetto più complesso di questo lavoro è legato poi all’armonia di squadra. Chi vuole diventare un bravo meccanico da gran premio deve saper lavorare in team, con persone differenti e che svolgono mansioni diverse”. Umiltà e capacità di ascoltare sono, poi, fondamentali per i più giovani: “Gli ultimi arrivati spesso sono quelli che tengono in ordine l’officina e che puliscono il box dopo una gara: in questo, come in altri campi, la gavetta è fondamentale”.
Una squadra, infatti, vince quando tutti gli elementi del team riescono a lavorare in sinergia: il meccanico che opera sulla macchina, quello che guarda le ruote e la benzina, ma anche quello che si occupa del trasporto del mezzo. Tutti devono impegnarsi a collaborare per la vittoria del proprio pilota.
Eugenia Capanna ci spiega che spesso l’autista, cioè l’addetto al trasporto del mezzo da un autodromo all’altro, è proprio un meccanico: “Saper ricoprire più ruoli all’interno di una squadra è sicuramente vantaggioso. Avere una patente di guida per i camion aiuta i giovani meccanici ad essere assunti”.
Ingegnere di pista – La scuola di Monza, da quest’anno, ha istituito anche il corso per ingegneri di pista: lezioni in lingua inglese, docenti internazionali e un’alta preparazione teorica. “Il corso di Race Track Engineering prepara i direttori tecnici del domani, ovvero le menti dei team: loro devono saper leggere la telemetria (i dati scaricati dalla macchina dopo un giro di pista , ndr), capire insieme al pilota quando è il momento migliore per frenare o per accelerare, o ancora preparare al meglio il mezzo per una competizione”. Attualmente a questo nuovo corso ci sono anche due ragazzi stranieri, provenienti da Belgio e Argentina.
“Rispetto al corso per meccanici, qui le lezioni sono molto più teoriche: s’insegna a organizzare e preparare una macchina da corsa, studiandone l’aerodinamicità, il sistema di sterzo, di sospensioni e gomme”.
Il mercato del lavoro in questo momento è pronto ad accogliere figure così specializzate: “Nei nostri team servono ragazzi italiani: negli ultimi anni vedevo sempre più meccanici specializzati che dall’estero venivano a lavorare da noi. Della classe dello scorso anno, quasi tutti gli allievi sono stati assunti. Molti collaborano e altri lavorano a progetto. Questa è una professione di nicchia, ma che da grandi soddisfazioni”.