I videogiochi sono esplorazione, risoluzioni di enigmi, scoperte sensazionali, lotte, distruzione e divertenti scene 3d. Ma non solo: c’è la musica, i dialoghi tra i personaggi, gli ambienti e le location, talmente perfette da sembrare reali. Chi si occupa di dar vita a tutto questo è il game designer, ovvero lo scrittore di sceneggiatura per videogame.
A scuola di game designer – A Bologna è nata la scuola Bottega Finzioni, dove s’insegna come diventare bravi sceneggiatori di videogame: “Qui da noi – spiega Ivan Venturi, docente della scuola – abbiamo sia lezioni frontali che interattive. Ci sono studenti con culture tecnologiche completamente diverse. C’è chi, per esempio, ha studiato al Dams (Università delle Arti, Musica e Spettacolo, ndr) o chi lavora da anni per una software house. Ogni volta cerchiamo di creare un approccio didattico differente, a seconda della classe che ci troviamo di fronte. Spesso, poi, siamo divisi in gruppo, altre volte invece spingiamo gli allievi a scrivere da soli. Dipende molto dalla fase di lavoro: la scrittura della trama, che prevede la creazione di enigmi, la definizione di una struttura logica e poi una parte creativa, di solito si sviluppa in gruppo; i dialoghi, invece, sono scritti anche da singoli studenti. E’ un lavoro molto complesso, ma anche appagante e ricco d’opportunità”.
Bottega Finzioni è stata fondata a Bologna nel 2011 dallo scrittore Carlo Lucarelli e propone corsi di scrittura divisi in sei aree: Fiction, Non fiction, Letteratura, Fumetto, Videogame e produzioni per ragazzi. All’area sceneggiatura per videogame partecipano anche cinque delle principali software house di sviluppo videogiochi italiane (Ticonblu, Imagimotion, Digital tales, Adventure’s planet e Just funny games). Prerogativa della scuola è lavorare su progetti concreti che, una volta sviluppati, vengono distribuiti sul mercato. Quest’anno si lavorerà alla scrittura di un videogioco-episodio della prossima serie di polizieschi The System e si continuerà a lavorare sul videogioco Nicolas Eymerich, Inquisitor (il personaggio nato dalla penna di Valerio Evangelisti, ndr).
Pronti, partenza, via – La scrittura per videogiochi è completamente diversa da tutti gli altri tipi di scrittura. Lavorare su una sceneggiature per videogame significa prima di tutto stabilire un budget: interpretare la grafica, studiare i programmi audio, definire a priori luoghi e personaggi, insomma amministrare le risorse necessarie.
“Creare un videogioco è divertente di per se’, ma ci sono molte limitazioni legate ai costi – spiega Marco Agricola, programmatore di videogames ed ex allievo della scuola -. La parte più complessa di questo lavoro è legata alla gestione dei costi, cosa che non accade quando ci si occupa di un film o di un romanzo. In un gioco ogni nuovo elemento che si aggiunge alla sceneggiatura implica un costo maggiore. Succede se, per esempio, in un dialogo si aggiunge un personaggio o se, nel corso della storia, si crea una location in più. Ogni piccola variazione comporta mesi e mesi di lavoro. Se si ha un budget ridotto, si cerca di limitare il più possibile un cast ampio di personaggi e, ancora, si riducono notevolmente gli spazi e ambienti in cui si sviluppa la storia”. Stesso discorso vale per l’animazione, per il doppiaggio, la scelta delle musica e via dicendo.
“Prima di tutto bisogna identificare il soggetto, un lavoro molto simile a quello dell’imprenditore – racconta Ivan Venturi -. Ci si domanda chi giocherà e quale sarà in target di riferimento. Poi si stabiliranno alcuni parametri: per esempio, quanto spazio nel videogioco si darà alla musica, quanto alla grafica e all’interazione tra personaggi. Si deve, insomma, distribuire il budget su più elementi”.
“Il secondo step – continua Venturi – è legato al trattamento della storia: s’identificano i personaggi, le scene, i dialoghi e anche gli oggetti che compariranno nel videogioco. Poi arriva il momento della produzione: si creerà un prototipo sullo schermo, delineando ambienti e personaggi. Seguirà la parte di post-produzione con test esterni, doppiaggi, pubblicazione e strategia di marketing per la vendita”.
Opportunità e prospettive – “Nella nostra scuola cerchiamo di formare persone che possano entrare subito nel mondo del lavoro. E’ basilare però avere una buona cultura generale, essere aperti a diversi tipi di approccio al lavoro, dal tecnico al creativo. E’ un mestiere che cambia ogni tre mesi: bisogna continuare ad aggiornarsi, essere motivati e professionali”, dice Venturi.
Marco Agricola, uscito lo scorso anno dalla scuola di Bologna, ora sta lavorando alla sceneggiatura del videogame Nicolas Eymerich, Inquisitor e collabora con una casa editrice per bambini della città: “Per chi vuole lavorare in questo mondo, c’è molto spazio – spiega Agricola -. Prerogativa fondamentale, però, è essere molto preparati e soprattutto essere capaci di lavorare anche su programmi differenti. Bisogna saper usare programmi di fotografia digitale come Photoshop e bisogna avere anche basi di grafica. Insomma, è necessaria una competenza a tutto tondo, non richiesta a chi scrive romanzi, film o sceneggiature per la tv”.
“Ho sempre amato scrivere – continua il game designer -. Prima, però, sono diventato programmatore, poi ho provato a cimentarmi con la sceneggiatura per videogame: un modo di raccontare storie che sta iniziando ad avere un buon mercato anche in Italia. Da noi esistono piccoli team che lavorano a progetto con diverse software house. Il fatto di sapere sia programmare che scrivere è sicuramente un vantaggio: più figure una persona è in grado di ricoprire, meglio è”.
“Lo strumento fondamentale del nostro lavoro è il pc – conclude Agricola -. Ma un bravo sceneggiatore deve imparare, e soprattutto riuscire, a staccarsi ogni tanto dal suo computer”.