Milano, 9 febbraio 2018 – Sono diversi gli strumenti tecnologici e digitali che oggi permetto di migliorare l’efficienza produttiva. Si pensi ai piĂą banali pc o cellulari aziendali ma anche ai sistemi di controllo satellitari delle auto aziendali o a sistemi di geolocalizzazione in diversi ambiti produttivi: tutti strumenti di lavoro che allo stesso tempo hanno potenzialitĂ di controllo. Il braccialetto di Amazon, così com’è stato descritto (ossia facilitare il lavoro dei dipendenti nel rintracciare in modo piĂą efficiente la merce in magazzino) rientrerebbe in questo contesto. Per evitare che questi da strumenti di efficienza produttiva si trasformino anche in strumenti di controllo illecito dei dipendenti, la legge italiana ha in sĂ© tutti gli anticorpi necessari. Anticorpi potenziati dal Jobs Act che con la riforma dell’articolo 4 dello Statuto dei lavoratori ha introdotto in questi casi il necessario passaggio da un accordo sindacale oppure l’autorizzazione dei Dpl (distretti provinciali del lavoro) o del Ministero del Lavoro. La nostra legislazione vieta il controllo a distanza dei dipendenti se non in alcune circostanze. Inoltre anche gli accordi sindacali e le autorizzazioni suddette sono limitate e non possono violare principi fondamentali con il controllo costante, pervasivo e generalizzato sull’attivitĂ dei lavoratori. Oltre, poi, alle stringenti norme sulla privacy.
Ci sono stati già casi simili in Italia dove progetti ritenuti di controllo piuttosto che di efficienza produttiva sono stati respinti dai sindacati. E a livello di contrattazione aziendale che si può valutare il reale impatto di tali dispositivi.
“Non possiamo considerare i braccialetti di Amazon nĂ© una violazione della privacy, nĂ© uno strumento che aiuti i lavoratori, non abbiamo al momento notizie sufficienti a capire il loro utilizzo reale – spiega Isabella Covili Faggioli, Presidente AIDP, l’associazione dei direttori del personale italiana -. Non vogliamo e non possiamo considerarlo uno strumento di controllo. Chi si occupa di valorizzare le persone sa bene che un grande valore aggiunto viene dalla motivazione e dal benessere. In questa ottica strumenti che servano a semplificare il lavoro delle persone sono da loro stesse ben visti e graditi. Nello stesso tempo sappiamo anche troppo bene che non è il controllo a portare le persone ad avere atteggiamenti positivi e proattivi nei confronti dell’impresa, quegli atteggiamenti di cui l’azienda necessita per avere successo. Con questa premessa vanno letti i risultai della nostra indagine interna tra i direttore del personale i quali hanno espresso in larga maggioranza un parere favorevole al braccialetto Amazon se inteso come mero strumento di efficienza produttiva e non come strumento di controllo. A riprova di ciò la stragrande maggioranza degli interpellati chiede un ulteriore adeguamento normativo per evitare che un’opportunitĂ si trasformi in abuso inaccettabile”.
I risultati dell’indagine AIDP – A tal scopo l’AIDP ha chiesto ai propri associati direttori del personale un’opinione in merito al braccialetto Amazon. Per il 75% degli interpellati il braccialetto Amazon, nella funzione descritta sopra, è uno strumento per migliorare la produttivitĂ . Per il 56,88% tuttavia non contiene un rischio di controllo inaccettabile della prestazione del dipendente. Rischio, tuttavia, che vede il restante 43,13% degli interpellati. Il 56,25% pensa che il braccialetto Amazon, se configurato come uno strumento di efficienza e non di mero controllo, non è incompatibile con la legislazione italiana e per il 61,25% non costituisce una palese violazione della privacy e dell’autonomia del lavoratore. Ciò detto, tuttavia, circa il 65% vede della problematiche nell’introdurre simili sistemi digitali nella propria azienda. Rispetto alle novitĂ in tal senso introdotte dal Jobs Act e le tutele previste dal nostro ordinamento per evitare i rischi delle nuove tecnologie in termini di controllo e privacy dei dipendenti il campione e piĂą o meno diviso a metĂ : per il 51,25% gli strumenti di tutela oggi previsti non sono sufficienti, mentre per il restante 48,75% lo sono. Il 59,38%, infatti, pensa che tali tutele debbano essere rafforzate.
I direttori del personale interpellati, quindi, pensano che tali strumenti siano molto utili in termini di efficienza produttiva ma allo stesso tempo chiedono un rafforzamento delle norme per evitare che i rischi connessi di controllo si trasformino in un abuso dello strumento tecnologico.
____________________________
A proposito di AIDP – L’Associazione Italiana per la Direzione del Personale è un’associazione apolitica e senza fine di lucro che riunisce tutti coloro che operano nel nostro Paese in funzioni direttive, di responsabilitĂ e di consulenza nell’area del Personale di aziende e istituzioni pubbliche e private nonchĂ© coloro che si occupano delle problematiche del rapporto “Persona e Lavoro” in qualitĂ di studiosi, ricercatori e accademici. Costituitasi nel 1960, AIDP è presente su tutto il territorio nazionale attraverso 16 gruppi regionali per valorizzare, condividere e incentivare uno sviluppo serio e responsabile delle professionalitĂ HR. L’Associazione organizza annualmente il proprio Congresso Nazionale che costituisce l’appuntamento italiano fondamentale per l’aggiornamento e l’analisi strategica sul management delle Risorse Umane. AIDP oggi riunisce oltre 3.000 Soci. A livello internazionale, è componente attiva di EAPM (Associazione Europea di Direzione del Personale), WFPMA (Federazione Mondiale delle Associazioni di Direzione del Personale) e fondatrice di FMRH (Federazione Mediterranea per lo studio e la diffusione delle tematiche relative alla gestione delle Risorse Umane). Nel 2006 aderisce al Global Compact dell’ONU e contribuisce alla stesura del primo Codice Etico-Deontologico dei Responsabili delle Risorse Umane nell’area euro. Per offrire alla propria community un ambiente di confronto e di dialogo diretto, libero e immediato AIDP ha dato vita nel 2009 al gruppo AIDP Linkedin, il piĂą grande e attivo social group in ambito HR (oltre 14.000 membri).