Et voilà, con il nuovo anno la mobilità se ne va, ‘svapora’. Dal 1 gennaio 2017, infatti diventa operativa la disposizione -prevista dalla legge Fornero- che abolisce il sussidio, fino ad oggi riservato ai lavoratori coinvolti da licenziamento collettivo. Solo chi è stato messo in mobilità entro dicembre 2016 continuerà a percepire il vecchio assegno. Per tutti gli altri rimasti senza lavoro (non per cause a loro imputabili) rimarrà solo l’assegno Naspi (Nuova assicurazione sociale per l’impiego) introdotto dal Jobs Act.
La Naspi sarà rivolta a tutti i lavoratori dipendenti, con l’esclusione dei lavoratori a tempo indeterminato della pubblica amministrazione e ai lavoratori agricoli che avranno regole differenti. L’importo sarà commisurato alla retribuzione degli ultimi quattro anni (chi ha pagato più contributi avrà diritto a prestazioni più sostanziose) e l’erogazione durerà dodici mesi per lavoratori fino a 40 e 50 anni, diciotto mesi per gli over 50 che vivono nel nord e nel centro Italia, 24 mesi per gli over 50 che vivono nel sud Itala. Per usufruire del contributo occorrerà dimostrare d’avere almeno 13 settimane di contributi nei 4 anni precedenti e 30 giornate di lavoro effettive nell’ultimo anno.
Se la retribuzione mensile era pari, o inferiore, a 1.195 euro mensili, l’importo della Naspi sarà pari al 75% della retribuzione stessa. Se l’importo mensile era superiore ai 1.195 euro mensili, al 75% verrà aggiunto un importo pari al 25% del differenziale tra la retribuzione mensile e il predetto importo. In tutti i casi, l’importo massimo mensile per la Naspi non potrà superare i 1.300 euro, e sarà rivalutato annualmente sulla base della variazione dell’indice Istat.
L’addio alla mobilità non è l’unico cambiamento previsto, sul fronte lavoro, nel nuovo anno. Nel 2017 infatti spariranno anche gli incentivi alle assunzioni, un provvedimento che riguarderà’ 185 mila persone, secondo uno studio della Uil, e farà risparmiare una bella somma allo Stato (si calcola circa 250 ml di euro a regime) ma, probabilmente, renderà ancora più difficile la ricerca di lavoro. Sarebbe utile perciò utilizzare almeno una parte dei risparmi causati dall’abrogazione della mobilità per prorogare gli incentivi ed è questa, infatti, la richiesta che la Uil porge al Governo e al Parlamento.