“Licenziarmi dopo 17 anni è stato come uscire da Matrix. Ricordi il film con Keanu Reeves? Nella mia vita di prima tutto era splendido, ma era tutto finto.” Giovanna inizia così a raccontarmi del suo cambio vita. Ormai sono tre anni che ha lasciato il suo lavoro da consulente aziendale in una delle più grandi multinazionali informatiche e la sua nuova vita da fotografa professionista va già a gonfie vele.
“Certo gli inizi non sono stati facili. Fuori da Matrix l’ambiente mi è subito parso ostile, ma almeno era vero e questo era, ed è, quello che cercavo”. Per spiegarmi il perché del suo cambio mi racconta del suo prima. “Da ragazza desideravo raggiungere rapidamente l’indipendenza economica e la laurea in ingegneria me lo permise, fin troppo bene. Fui subito assunta in una grande multinazionale e ben presto mi trovai super coccolata: avevo tutti i benefit che un dipendente potesse sognare: auto aziendale a costo zero anche per uso privato, assicurazione sanitaria per tutta la famiglia, stock options, parte di stipendio variabile legata ad obiettivi personali, ma a che prezzo? Ero e rimanevo un numero, anche dopo anni. Qualcun’altro decideva per me tutto, anche quando potevo godere delle mie tre settimane di ferie. Inoltre in azienda la meritocrazia era un’utopia, e soprattutto quello che ottenevi non era mai proporzionale ai tuoi sforzi. Se lavoravi 100 ottenevi solo 1. Ero convinta, ed ora lo vivo, che lavorando in proprio, se lavori 100 ottieni 100”.
Così nei suoi ultimi cinque anni da dipendente Giovanna ha utilizzato tutto il suo tempo libero per progettare e costruirsi una nuova vita recuperando la sua più grande passione, la fotografia. “Avevo sei anni quando mi sono innamorata della fotografia. Ricordo l’emozione di essere accanto a mio padre in un camera oscura a sviluppare le mie prime foto. Un’amore inebriante e totale, ma che al momento di scegliere una professione non considerai nemmeno. All’epoca non credevo che la fotografia potesse darmi di che vivere”. Giovanna mi racconta che imparare davvero a fare foto le ha richiesto umiltà, coraggio e perseveranza. “Tanti corsi, tanti workshop, tanti libri, ma fin che le foto le guardi tu, o i tuoi amici, tutte sembrano belle e ben fatte. È solo quando ti apri al mondo dei professionisti che capisci che le tue foto sono solo schifezze, delle vere e proprie ciofeche. Io credo di aver iniziato ad imparare davvero qualcosa quando mi sono confrontata con il web, ed ho creato la mia community fotografica www.maxartis.it. Ricordo di essermi subito sentita come un bambino in fasce, con tutto da imparare, ma non mi sono mai scoraggiata. Ci ho messo un po’ a capirlo, ma ora non ho dubbi: il confronto è sempre duro, ma è il solo vero cammino di crescita, perché se un complimento fa crescere solo il tuo ego, una critica costruttiva, seria ed argomentata, invece ti fa crescere come professionista ed anche come persona”.
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Mentre mi racconta dei suoi prossimi impegni scopro che la sua attività di fotografa fine art & travel la porta a viaggiare per il mondo, e che le sue fotografie vengono vendute da agenzie americane ai più grandi brand per campagne pubblicitarie ed editoriali internazionali. “Ma non finisce qua. Quasi per caso ho scoperto che amo anche insegnare fotografia, e così ora tengo regolarmente corsi. In particolare mi sono specializzata nello sviluppo in camera chiara, una parte importante del processo fotografico. I miei clienti sono sia fotografi professionisti che fotoamatori che cercano una formazione professionale nel settore dello sviluppo fotografico digitale. Insegnare mi piace molto anche perché è un’opportunità di crescita anche per me. Non capisco i colleghi che nascondono i loro segreti, quelli gelosi della loro professione, come se temessero che qualcuno potesse rubargli qualcosa. La fotografia è un’arte che nasce dall’esperienza personale, dalla vita, e l’esperienza e la vita non si possono rubare. Io condivido quello che so e quello che sono diventata con chi incontro, creando sempre sinergie positive”.
Ricorda con divertimento la reazione della sua capa tedesca quando diede le dimissioni. “Mi disse soltanto – Are You crazy?– Ma non credo proprio si possa chiamare pazza una persona che dopo diciassette anni vissuti sentendosi imprigionata ed ingabbiata in logiche che non sente sue decide finalmente di scegliere la libertà. Probabilmente la mia capa è ancora lì, in quella specie di Matrix. Ma il mio tempo e la mia vita valgono di più di tutto quello che avevo allora! Oggi io decido quando come e per chi lavorare. Oggi io sono vera, senza maschere, con il mio amore per l’arte e per il bello, e tutto questo merita. Non tornerò indietro. Non tornerò in Matrix. Anche se costa impegno e fatica.” Quando le chiedo cosa direbbe a chi sente di voler uscire da Matrix, ma non si decide Giovanna risponde con decisione e grinta: “La differenza fra una persona che raggiunge i suoi obiettivi ed una che non ci riesce è solo questa: non mollare. Ed io non mollo mai. Ecco cosa voglio dirti. È dura, durissima, ma il segreto è tutto qui. Non mollare! Come dice Moroheus a Neo: Devi lasciarti tutto dietro. Paura, dubbio, scetticismo. Sgombra la tua mente”.
Grazie Giovanna. Ed ora ad ognuno di noi la scelta: Matrix o la verità? Pillola blu o pillola rossa?
di Samantha Marcelli