“Quando ho capito che avrei iniziato a ripetere – come erano belle le cose che facevamo -, ho deciso di andarmene e di chiedermi – che faccio ora di bello?-“. Così Francesco Perciavalle ha cambiato vita a cinquantacinque anni. Sì, lui che dal 1986 lavorava nel gruppo Fiat nella Direzione Humam Resource, l’anno scorso si è reinventato.
Io lo ricordavo nelle riunioni e negli incontri del gruppo Piemontese Aidp, l’associazione italiana Direzione del Personale, pienamente assorbito ed identificato nel ruolo di Responsabile delle Relazioni Industriali di Iveco. Poi, l’altra settimana, la scoperta. Ero ad un incontro all’Unione Industriali di Torino e Roberto Mattio, Presidente del Gruppo Aidp Piemonte, nonché Direttore Risorse Umane e Organizzazione di Pininfarina, mi ha detto:”Abbiamo un cambio vita anche in Aidp Piemonte! Perfetto per la tua rubrica”. Così, il giorno dopo, accompagnata da Ermete Bossina, membro del direttivo Aidp, ed Hr&Quality Group Director di Present SpA, sono andata a trovare e scoprire il nuovo Francesco Perciavalle, con un dubbio: avrà voglia di raccontarsi?
Lo abbiamo raggiunto nel suo SuperPoloBio, a Collegno, 300 mq dedicati all’alimentazione biologica e a prodotti naturali per la cura della persona. Con lui c’erano i suoi due figli, Silvia di 21 anni ed Alessandro di 26. Ci ha accolto sorridente e mi è parso subito entusiasta e solare, tratti per me nuovi in lui. Ermete ha fatto le presentazioni del caso, a quanto pare con successo, perché Percivalle ha accettato di raccontarsi.
“Dopo la Laurea in giurisprudenza presa più che altro per rispondere al desiderio di mio padre, che mi voleva avvocato in Calabria, ho lavorato ventotto anni in Fiat: Gilardini, Magnetti Marelli, poi Iveco. Un ottimo mix di esperienze che mi hanno permesso di non diventare né un tuttofare di stabilimento, né un burocrate dello staff centrale. Fu una grande fortuna iniziare in aziende del gruppo che avevano dimensioni medie, umane, gestite però con metodologie strutturate, da grande azienda. Ho sempre lavorato nelle Direzioni del Personale, con una specializzazione nelle relazioni industriali, ed ho amato il mio lavoro”.
E poi? “E poi semplicemente quando gli assetti societari cambiarono io inizialmente accettai un ruolo secondario, ma poi capii che non poteva funzionare. Andava stretto a me, ma era scomodo per tutti. E non mi divertivo più. Ero arrivato al punto che avrei iniziato a dire – come erano belle le cose che facevamo – ed io non volevo cadere in quel circolo vizioso della nostalgia. Così decisi di uscire. Ed iniziai a chiedermi- che faccio ora di bello?”. Scopro così che prima di reinventarsi anche Perciavalle, come molti, ha sperimentato la consulenza: “Sì poco più di un anno, ma proprio in quel periodo ho iniziato a pensare ad un progetto con i miei figli. Silvia studia naturopatia e medicine naturali ed anche Alessandro, che fa l’arbitro di pallacanestro ed ha il brevetto come pilota commerciale: ha questa passione. Ci abbiamo pensato a lungo e poi abbiamo deciso: creiamo qualcosa insieme! Ognuno ci metterà quello che sa fare e per quel che non sappiamo tutti a studiare”.
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Ride mentre ammette che è tutto più faticoso di quel che pensasse. “Abbiamo aperto ad ottobre. Per me è tutto nuovo! Studio, imparo ogni giorno cose nuove. E’ anche più complesso di quel che immaginassi. Arrivo alle sette e mezza di mattina e rientro a casa alle nove di sera passate. Abbiamo anche due collaboratori part-time. Io mi occupo di tutto, anche di andare dal contadino locale per acquistare i prodotti migliori”. Mentre ci aggiorniamo sulle situazioni di colleghi ed ex colleghi mi dice delle loro reazioni a questa sua scelta. “Alcuni pensano che io sia ammattito, altri dicono che ho avuto un gran coraggio. I più aspettano di vedere come andrà per giudicare”. E la controparte? I sindacalisti? “I pochi che lo sanno sono rimasti davvero sorpresi!”.
Già, ci credo, è sorprendente questo nuovo Perciavalle. Non ha solo cambiato lavoro. Ha un’energia nuova, è evidente. Nuovi “abiti”, fisici e mentali. Grazie Francesco Perciavalle. Efficace questo cambio di prospettiva. Niente nostalgia! Meglio chiedersi:”che faccio ora di bello?”
di Samantha Marcelli