“Il mio cambio vita in breve? Vieni a trovarmi e capirai.” Inizia così la telefonata con Emanuela Caldiroli. Mi aveva parlato di lei la settimana scorsa Franca Coppiano, Operations Director di LHH-DBM: “L’ho seguita nel percorso di uscita da HP. Era un’assistente di direzione, abituata a tacchi e tailleur, ora lavora in un canile. Vai a conoscerla, ti stupirà”. Decidiamo di incontrarci dove lavora, all’Eco Parco Canile Cani Sciolti, a Pozzo d’Adda.
Quando arrivo verso le dodici Emanuela ha terminato le pulizie quotidiane. Mentre mi fa visitare la struttura me ne spiega il funzionamento. “Il Canile è una delle attività gestite dalla Cooperativa Sociale ONLUS, La Goccia, www.cooplagoccia.it. Siamo una cooperativa di tipo B e facciamo inserimenti lavorativi di soggetti svantaggiati. Qui abbiamo una media di 40 cani. Ad oggi siamo due dipendenti e trenta volontari. Io mi occupo di ogni aspetto: dal coordinamento alla formazione dei volontari, dall’educazione dei cani alla promozione delle adozioni, fino, come hai visto, al lavoro di pulizie e di accudimento”.
Poi mi racconta di sé. Cinquantatré anni, due matrimoni alle spalle, un gatto, un cane e da due anni questo nuovo lavoro, questa nuova vita. “Sono cresciuta in Brianza. Ho iniziato a lavorare in Digital spa appena diplomata e ci sono rimasta ventotto anni. Mentre l’azienda cresceva e veniva acquisita prima da Compaq e poi da HP io mi sono sempre occupata di segreteria, prima nel marketing e nelle vendite e poi per gli eventi, con ruoli via via di maggiore responsabilità. Era il mio sogno, era esattamente quello che volevo fare. Ricordo l’anno in cui dovetti accompagnare spesso i clienti in Costa Azzurra per le presentazioni dei prodotti. Che spettacolo! Cosa potevo volere di più? Non ho mai avuto orari, la mia vita era il mio lavoro, ma era davvero entusiasmante. Arrivare ad essere assistente di direzione fu un successo”.
E poi? “E poi semplicemente è cambiata l’azienda e sono cambiata io”. Mi racconta delle nuove attività lavorative degli ultimi anni, più di coordinamento e meno a contatto con i clienti, della separazione dal secondo marito e dalla nuova casa trovata vicino ad un canile. “Andai a prendere informazioni. All’interno operava una associazione animalista. Ne divenni subito socia volontaria. Fu un amore a prima vista, o forse solo il riaccendersi di una passione rimasta sopita per anni. Quando ero bambina mia madre mi chiamava San Francesco in gonnella. Portavo a casa ogni tipo di animale. Avevo gatti, cani, pesci rossi, criceti, passerotti. Poi crescendo non mi è più stato possibile. Come avrei fatto lavorando dieci o dodici ore al giorno?”. E così Emanuela decise di adottare Neo, un rottweiler, che aveva subito maltrattamenti e che aveva “una aggressività da paura. Non potendo tenerlo a casa, pagai perché stesse in una struttura, così conobbi il canile pensione Cani Sciolti www.canilecanisciolti.altervista.org.
È per Neo che ho iniziato la mia formazione come educatore cinofilo. Volevo capire e sapere come aiutarlo”. E proprio mentre Emanuela studia e si appassiona sempre più a questo mondo cinofilo le sue giornate lavorative le sembrano sempre meno interessanti. “Non stavo più bene in azienda, credo che avrei cambiato comunque lavoro da li’ a poco, ma è stata una combinazione provvidenziale a trasformare il volontariato in un lavoro”. Mi racconta di quando la chiamò la responsabile del canile per dirle che cercavano una persona da inserire. “Mi chiese se volevo partecipare alla selezione vista la mia esperienza e la mia passione. Le dissi di sì. Il colloquio andò bene. Ma poi iniziai a pensarci e ripensarci. Che stavo facendo? Lasciar tutto per un canile?”. Intanto in azienda erano iniziate le uscite incentivate. “Forse quella fu la spinta a dire a me stessa -ci provo!- Uscii dall’azienda pur sapendo che sarei ripartita da un contratto a tempo determinato. Ma nonostante questa incertezza accettai”. Gli amici la appoggiarono, la madre si disperò. “Per lei era ed è incomprensibile passare da un ruolo importante in azienda a questo mio stare tra i cani, ma ha 81 anni e non pretendo di farglielo capire”.
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Ed ora? “Ora qui ho un contratto a tempo indeterminato. Sto bene e sono soddisfatta di quello che faccio. Nel percorso di outplacement avevo anche esplorato l’eventualità di aprire un canile tutto mio, ma allora non era il momento e non c’erano le condizioni. Questa è davvero un’altra vita! Niente pc a cui stare incollata tutto il giorno, ma vite di cui prendersi cura, e nuovi progetti per la diffusione della cultura cinofila: eventi, scuole, corsi. Conosco la storia di ogni cane ed il mio, e nostro, obiettivo è di renderli tutti adottabili, qualsiasi sia il loro passato. E poi il bello è mettere in relazione i cani e le persone. È un momento magico, trasformativo. Io sono cambiata per Neo, ma ogni persona quando adotta un cane cambia. C’è un bel libro che tutti quelli che hanno o desiderano un cane dovrebbero leggere, si intitola All’altro capo del guinzaglio”. Mentre me ne mostra la copia che hanno nella loro biblioteca cinofila mi dice che quel testo è “una partenza per educarci al rapporto con i cani. Parla di coerenza di messaggi, di importanza del linguaggio del corpo e di utilizzo della voce. Noi qui diamo consulenze gratuite e seguiamo anche il primo periodo di adozione”.
Grazie Emanuela. Bella questa tua nuova combinazione di passione e professione. Leggerò il libro che mi hai consigliato e tornerò sicuramente con qualche collega per mettere alla prova il potere trasformativo del tuo mondo cinofilo.
di Samantha Marcelli