Lara Comi è deputato europeo e Vicepresidente del Gruppo PPE con delega alla comunicazione e alle politiche giovanili. Eletta per la prima volta al Parlamento Europeo a soli 26 anni è membro di diverse commissioni e delle delegazione per i rapporti con Stati Uniti e Cina. Ha scritto di recente un libro dal titolo, A.A.A. Lavoro Offresi – Quel che devi sapere sulle opportunità di Garanzia Giovani, edito da Guerini NEXT. L’abbiamo intervistata per capire meglio in che modo l’Europa può essere una possibilità per i giovani.
Hai scritto un libro appena uscito in libreria con un sottotitolo eloquente: “Quello che devi sapere sule opportunità di Garanzia Giovani”. Quali sono queste opportunità da sapere?
Garanzia Giovani nasce con l’obiettivo di dare ai ragazzi e alle ragazze di 28 Paesi diversi, ma della stessa età, meno di 25 anni, le stesse opportunità di lavoro da Milano a Berlino. E’ una sfida bellissima. Ma queste opportunità non sempre vengono colte. Bisogna essere informati, conoscere gli strumenti a disposizione. L’Italia ha ricevuto un finanziamento importante per questo progetto, decidendo di declinare il piano d’azione a livello regionale. Sono a disposizione per offrire anche attraverso questo libro un servizio di informazione e soprattutto per motivare i giovani. Spiego tra l’altro come rintracciare lo sportello più vicino o scrivere un curriculum europeo o ancora come affrontare un colloquio di lavoro. Non bisogna scoraggiarsi, ma attrezzarsi e non smettere di lottare per realizzarsi professionalmente. Tra l’altro, il ricavato del libro sarà integralmente destinato a borse di studio.
Quale giudizio sull’andamento di garanzia Giovani in Italia? Abbiamo superato 1 milione di iscritti ma i ragazzi presi in carico sono un terzo.
Le inefficienze ci sono ma non ho scritto questo libro non per giudicare, piuttosto per un’analisi che possa essere utile sia alle istituzioni sia ai giovani. Il programma ha un andamento disomogeneo sul territorio, alcune Regioni sono ferme nell’attivazione dei servizi previsti, in altre non ci sono incentivi per le aziende che assumono. In generale, il numero dei giovani ingaggiati è insufficiente rispetto alla platea dei cosiddetti Neet, cioè dei giovani che né studiano né sono impegnati nel lavoro, molti dei quali non cercano neppure più un’occupazione. La Lombardia è invece un esempio positivo, una best practice. Il sistema lombardo consente di scegliere tra soggetti pubblici e privati. La valorizzazione dell’apporto fornito dai privati è un punto di forza perché ha innescato una logica di competizione positiva. C’è un monitoraggio costante e sono premiati gli operatori che offrono le performance migliori. Poi c’è il pacchetto di incentivi alle aziende che assumono, con una dotazione di risorse importanti pari a 52 milioni di euro.
Come sta andando negli altri paesi europei?
In Germania per esempio le raccomandazioni riguardanti Garanzia Giovani sono state ampiamente accolte e realizzate. La sfida è amplificare la flessione della disoccupazione con misure strategiche di medio e lungo periodo. Teniamo conto che la Germania ha un basso tasso di disoccupazione ascrivibile ai Neet, ma i problemi non mancano, soprattutto per quanto riguarda i residenti nella Germania dell’Est e i giovani migranti. In ogni caso l’attenzione è alta e il sostegno all’avvio della carriera professionale è un elemento fondamentale dell’iniziativa riguardante l’istruzione. La Gran Bretagna ha ottimizzato gli investimenti destinandoli ai giovani imprenditori. In Francia le autorità nazionali hanno adottato un piano contro l’abbandono scolastico sostenuto da una dotazione finanziaria di 50 milioni di euro. Tuttavia anche qui è stato notato che c’è un progresso limitato nell’attuazione della Garanzia Giovani. Insomma ci sono aspetti da migliorare anche all’estero e noi non siamo il fanalino di coda.
Quali i punti di forza del piano garanzia giovani e in che modo può rilanciare le politiche attive giovanili nel nostro Paese?
La presa in carico dei giovani che non trovano lavoro è importante sotto ogni punto di vista, economico ma anche psicologico. I giovani e le loro famiglie non si sentono più soli, ma vengono accompagnati nel difficile percorso di inserimento nel mercato del lavoro. L’obiettivo è dar vita a un circolo virtuoso tra Europa, governo nazionale, regioni, operatori privati e imprese. L’Europa ha investito molto su Garanzia Giovani, dimostrando che I giovani sono al centro con un ruolo da protagonisti. E’ un’impostazione che rilancia le politiche per i giovani anche nel nostro Paese, dove si sa che c’è un gap anche culturale da colmare su questo fronte.
I punti deboli e da modificare? Il tema dei ritardi nei pagamenti è forse uno dei più controversi.
I punti deboli sono la burocrazia e la lentezze delle procedure che soprattutto in alcune Regioni rendono tutto più complicato, l’arretratezza nell’utilizzo delle nuove tecnologie da parte delle istituzioni, e poi certamente i ritardi e l’insufficienza delle risorse per gli incentivi alle aziende che assumono.
Il futuro del piano garanzia Giovani: diventerà strutturale? Con quali risorse?
Lavoro perché lo divenga, soprattutto con risorse dell’Ue. E’ il mio impegno di parlamentare europea e di persona giovane, che sa cosa passano i ragazzi e le ragazze all’inizio della carriera professionale. Conosco le trafile, gli stage magari non retribuiti. Ma dico ai giovani che possono farcela e di scommettere sull’Europa. Auspico che Garanzia Giovani diventi un valore aggiunto come lo è diventato Erasmus che ha educato migliaia di ragazzi agli scambi culturali a studiare all’estero allargando i loro orizzonti.