“Sì, come tagliatrice di teste avevo un buon stipendio, ma il prezzo che stavo pagando era troppo alto per me”. Silvia Madaro inizia così a raccontarsi. L’ho raggiunta lo un sabato mattina all’Istituto Padre Semeria a Coldirodi, vicino a Sanremo, per scoprire perché una leccese, che ha vissuto fino a 33 anni in grandi città, si è trasferita in questo piccolo paesino ligure.
“Dopo la laurea in giurisprudenza ho trovato lavoro facilmente. Ho cambiato diverse aziende, diverse città: Bologna, Padova, Brescia, Vicenza e Milano. Uffici legali ed uffici del personale. Ma più gli incarichi erano di prestigio e responsabilità, più io sentivo che quello che facevo non era in linea con i miei valori. Così aspettavo di uscire dall’ufficio per correre a dedicarmi ad attività di volontariato ed aiuto. In ogni città in cui mi trasferivo trovavo il modo di sentirmi utile: dalle Mense della Caritas, ai corsi di italiano nella casa di carità di Don Colmegna, dall’assistenza a studenti disabili al viaggio di volontariato in Africa”.
E tra le tante attività di aiuto a cui si dedicava c’era anche quella iniziata su invito di un’amica, la signora Berlucchi, di aiutare la madre superiora Suor Elvira Econimo che dirigeva l’istituto di Coldirodi. “Ci andavo una volta al mese. Trascorrevo lì un fine settimana. Sistemavo questioni amministrative e burocratiche. Ero affascinata da questa coesistenza tra la struttura scolastica e la comunità educativa. Era una meraviglia vedere i volti di quei bambini ospitati dalla casa famiglia -italiani, rumeni, sudamericani- che insieme crescevano ed imparavano ad affrontare la vita grazie all’aiuto di validi educatori”.
Ma rientrata in ufficio in settimana come responsabile del personale Silvia si trovava a dover licenziare sempre più persone. “I numeri delle persone da far uscire crescevano. La direzione aziendale aveva scelto di procedere così. Quando licenziai un collega che era anche un amico, tutto peggiorò! Continuavo a sognarlo, ogni notte!”. La situazione sembrava bloccata quando ecco un segno della provvidenza. “Ero al funerale della Madre Superiora, morta dopo mesi di grande dolore ed agonia. Ricordo il viale del cimitero. Fu lì che mi avvicinai e mi presentai a Don Antonio Giura, Responsabile dell’opera del mezzogiorno da cui dipende l’Istituto. Da lì a poco mi venne fatta la proposta di venire a dirigere l’Istituto”. La prima reazione di Silvia fu di non sentirsi adeguata. Ma Don Giura insistette e dopo una settimana trascorsa a Roma per approfondire questa proposta Silvia decise di accettare.
“A 33 anni lasciai tutte le mie sicurezze. Scrissi le mie dimissioni, decisi di mettermi a studiare per colmare il mio gap di competenze e partii per Coldirodi”. Mi racconta che ai genitori quella scelta non piacque molto. “Non capivano come potessi accettare uno stipendio più basso ed un ruolo di minor prestigio. Anche i miei ex colleghi erano increduli. Mi presero per pazza, – una invasata del sociale -. Ma io sapevo che era il meglio per me. Da mesi somatizzavo il mio disagio e non potevo non ascoltare la chiamata a far del bene. Il motto di padre Semeria continuava a risuonare nel mio cuore – A far del bene non si sbaglia mai”.
Mentre mi fa visitare l’istituto mi spiega che ad oggi l’asilo e la materna accolgono complessivamente quasi settanta allievi e che la casa famiglia ha 15 minori affidatigli dai Servizi Sociali, ed anche due mamme con i loro bimbi. “Poi ci sono gli spazi in cui accogliamo attività esterne anche per raccogliere fondi per l’istituto. Il lavoro è tanto. Con me ci sono oltre cinque educatori, una psicologa, una logopedista, una cuoca, due collaboratrici domestiche ed anche Suor Franca e Suor Mariuccia, dell’ordine del Preziosissimo Sangue. In questi due anni mi è accaduto di essere stanca e preoccupata. Ma quando vedo il sorriso dei bambini, dei rom trovati lungo il fiume di cui non si sa dove siano i genitori, o della bimba con ritardo mentale causato dalla droga assunta dalla madre, so che tutto questo ha un senso! E mi si riempie il cuore di gioia e di forza per poter continuare”.
Ascoltando Silvia si capisce che il suo cambiamento e la sua crescita stanno continuando, e non solo per la sua ormai prossima seconda laurea in Scienze dell’educazione. Si tratta di un cammino di cambiamento più profondo: il lavorare in un Istituto religioso comporta l’interrogarsi ogni giorno circa il proprio rapporto con Dio e con la Chiesa.
Grazie Silvia. Concordo con te: “Quando scegli un lavoro devi valutare quanto ti pagano, ma anche quanto ti costa. Solo così puoi scegliere davvero bene cosa fare.E solo tu sai quanto ti costa”.
di Samantha Marcelli
2 commenti
Brava Samantha, per offrirci sempre nuovi spunti.
E grazie Silvia, per il tuo esempio e per richiamarci a un dovere più “alto” e significativo. Non basta lavorare, è importante “come” si lavora.
Bel salto di qualità Silvia, complimenti ! E grazie a Samantha per averti scoperta !