Ho parlato con Virginia pochi giorni fa. Ero passata a Ivrea a salutare Manuela, la donna Chanel che ora è “Nella Cioccolata”, che non vedevo dal giorno della sua intervista di cambio vita su KONGnews. Mentre chiacchieravamo delle ultime novità e degli sviluppi del suo negozio Manuela si è allontanata per rispondere ad una chiamata urgente. È tornata dopo pochi minuti e porgendomi il telefono mi ha detto: “Parla un attimo con Virginia, le ho accennato della tua rubrica. Anche lei ha cambiato vita. Secondo me è destino che mi abbia chiamata proprio ora, mentre sei qua”. Non faccio in tempo a chiederle nulla di più. Ho già il cellulare tra le mie mani. Manuela si allontana. “Buongiorno Virginia, se vuole ci sentiamo nei prossimi giorni, quando preferisce lei”. “Guardi, meglio ora. Poi sarò all’estero. Mi spieghi meglio di cosa si tratta.” Le racconto in breve della rubrica cambio vita, le accenno ad alcune delle storie. La sento ridere. Mi dice: “Ha tempo di stare al telefono? Glielo racconto ora il mio cambio vita.”
Inizia un’intervista davvero strana.
“Sono nata a Ivrea, poi dato che volevo fare il liceo linguistico che ad Ivrea non c’era mi sono trasferita a Torino. All’epoca sognavo di fare la hostess sulle navi da crociera. Ed in effetti poi l’ho fatto: il primo anno di Economia e Commercio l’ho vissuto lavorando sull’ammiraglia di Costa Crociere. Poi mia madre si accorse che non stavo dando gli esami fondamentali e mi diede un ultimatum: o li dai tutti o a fine anno sbarchi. Era una sfida impossibile, e a fine anno sbarcai. All’università scoprii una nuova passione: la politica. E non ancora laureata ebbi la grande occasione di lavorare come assistente di un politico importante che mi ha insegnato cosa significa doversi fare strada da soli”.
Inizio ad intuire che la storia è interessante e così faccio cenno a Manuela di passarmi carta e penna e lei, gentilmente, mi fa anche accomodare. “Tre anni. Un’esperienza eccezionale. Quella era la politica vera. I politici guidavano ed indirizzavano l’Italia. Non come oggi”. Mentre lei mi parla inizio a cercare il mio iPhone. Chi è la Virginia con cui sto parlando? Cosa ha fatto? Tasche, borsa, nulla. L’ho dimenticato in auto. Niente Google. E quindi, semplicemente, l’ascolto.
“Poi quegli anni sono finiti. Tangentopoli ha cambiato tutto. Io mi trovai completamente disorientata. Cosa dovevo fare? Tutto quello in cui avevo creduto stava crollando, svanendo. Così partii per l’Africa. Nove mesi. Tornai solo perché me lo chiese mia madre”. Degli otto anni successivi Virginia non mi racconta molto, accenna ad un incarico nel Comune di Ivrea come funzionario di area Economico, Fiscale e Gestionale, ma il suo giudizio è netto: “furono anni davvero bui. Mi salvò un articolo che scrissi per Il Sole 24 Ore. Riguardava il recupero Ici delle Aree Edificabili. Lo lessero molti addetti ai lavori e tra tutti mi chiamò l’ex Vicesindaco di Torino, Carpanini: “Dr.ssa venga da noi, cosa fa lì ad Ivrea?”. Accettai, nonostante le condizioni contrattuali non prevedessero un’assunzione a tempo indeterminato, come quella che avevo al Comune di Ivrea. Ma non ebbi alcun dubbio. Meglio un’incertezza vivace che una sicurezza buia e soffocante”. A Torino fu subito un crescendo, una combinazione di occasioni ed opportunità. “Arrivai quarta ad un concorso, ma grazie al pensionamento di alcuni colleghi entrai anche io. Poi l’ex direttore generale, l’Ingegner Vaciago, capii che ero una persona con inquietudini costanti,e bisogno di sperimentare, e così mi diede l’occasione di conoscere più aree oltre a quella fiscale. Passai in Promozione Turistica, Appalti, Acquisti ed Ict. Fino a quando nel 2010 entrai in Regione con incarico di direttore generale Cultura, Turismo, Sport, fino al 2014”. E poi? Riesco a farle questa domanda ammettendo di essere molto curiosa di saperlo.
“E poi, dopo 25 anni nel pubblico mi son detta ora basta. Nel pubblico se uno vuole può fare tante cose, ma gli è sempre necessaria una quantità di energia straordinaria. Tutto è lento, macchinoso, a volte quasi impossibile. Io ero in una fase di bilancio della mia vita: un matrimonio che stava finendo, un lavoro che mi stava bloccando. Troppe sabbie mobili. Ed il fango mediatico. Avrei potuto vivere di rendita, ma sarebbe stato un vivere male. Così mi sono fatta sedurre dal privato”. Sì, sedurre, perché in realtà la stavano cercando e corteggiando da alcuni anni. Il Dottor Gallo, un ex banchiere, oggi presidente di un fondo di investimento, le aveva già fatto alcune proposte a fine 2013, ma lei scelse di completare il suo mandato a fianco degli assessori Cirio e Coppola per i quali aveva lavorato con grande passione e dedizione, riuscendo, mi dice, “a portare nel pubblico una nuova cultura: meno assistenzialismo e più meritocrazia”.
“Oggi sono Amministratore Delegato di un fondo di investimenti che ha tra le sue aree di business, l’hotellerie, la ristorazione, il commercio di prodotti food&wine, il benessere e il commercio di prodotti di bellezza. Un format unico ed esclusivo che è stato messo a punto in oltre dieci anni di esperienza all’interno del Relais San Maurizio, un antico monastero fondato dai monaci cistercensi nel 1619, oggi albergo 5 stelle lusso, riferimento indiscusso di una clientela internazionale molto esigente e sempre alla ricerca di nuove esperienze sensoriali. Non ho accettato subito. La trattativa è stata lunga e difficile. Non è da tutti lasciare un contratto nella Pubblica Amministrazione, che dà maggiori sicurezze, peraltro molto ben pagato. Questo lo scriva pure, tanto erano e sono pubblici gli stipendi regionali. Molti si lamentano, ma quando hanno una poltrona tutta per sé con quelle cifre non la lasciano più. Io invece ho scelto. Mi son detta voglio fare altro e farlo bene. Ora o mai più. E quindi ho accettato un contratto a tempo determinato, con un fisso ed un variabile. Vedremo come andrà. Ma mi piace questa sfida di riorganizzare un’azienda di carattere familiare per inserirla in un gruppo con ambizioni di internazionalizzazione”.
Mi racconta anche delle preoccupazioni della madre al momento del cambio, della chiamata di Minoli :”Lei è pazza! Non se ne vada”. E della certezza dei pochi veri amici: “Non avresti potuto fare altre scelte, questa sei tu”. Poi mi descrive la sua vita di oggi tra Torino, le Langhe, Lugano e il Lussemburgo e qualche stanza di albergo in tante città del mondo. “Sono un po’ zingara. Una nomade. Forse ho una vita un po’ sbilanciata sul professionale, ma ora so che è stata una mia scelta, una buona scelta. Dopo le mando una mia foto. Sono ringiovanita di 10 anni da quando ho cambiato vita. Ora faccio qualcosa che mi piace davvero, e si vede”.
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Prima di salutarmi mi da la sua mail, mi chiede di mandarle il link al sito del giornale dove verrà pubblicata l’intervista e mi invita ad andarla a trovare al Relais, a Santo Stefano Belbo. Conclude dicendomi “Non aspetti molto Samantha venga a trovarmi presto. Nella vita è fondamentale la variabile tempo. Ci sono treni che non passano più. Io so di non essere particolarmente brava, ma non ho mai aspettato troppo, e così ho costruito il mio destino fino qui, fino a questo ruolo da Amministratore Delegato”.
La saluto e la ringrazio. Davanti a me ho due fogli pieni di appunti. Manuela mi guarda sorridendo, ha capito che sono sorpresa, stupita, quasi stordita, e stranamente senza parole. Esco da “Nella Cioccolata” con una borsa piena di dolcezze, mi siedo in macchina, e mentre mi gusto un tastino Olivetti comincio a digitare “Maria Virginia Tiraboschi”. Ecco: foto, interviste, attacchi, commenti sul suo essere “la bionda dirigente”. Mi pare di capire che non sia stato così facile essere bella e competente. Grazie Virginia, accetterò il suo invito e verrò presto a trovarla perché come mi ha detto: “Non bisogna mai aspettare troppo tempo” e sono davvero curiosa di conoscerla personalmente.
E Grazie Manuela, mi hai regalato un’esperienza oggi ahimè inusuale: scoprire la storia di una persona senza avere preconcetti e pregiudizi, semplicemente ascoltando il racconto che ci fa di sé.
di Samantha Marcelli