Promuovere la collaborazione e il confronto tra il sistema scolastico e il sistema imprenditoriale offrendo agli studenti opportunità formative di alto e qualificato profilo per acquisire competenze spendibili nel mercato del lavoro: è questo l’obiettivo del Protocollo d’intesa siglato tra ANIE Confindustria, l’Associazione delle imprese elettrotecniche ed elettroniche, e il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca.
Con la firma del Protocollo ANIE e MIUR si impegnano ad affrontare insieme e concretamente le molteplici questioni aperte dalla Legge 107, cosiddetta ”la Buona Scuola”, approvata lo scorso 13 luglio, che individua per gli ultimi due anni delle medie superiori periodi di permanenza obbligatori degli studenti in azienda nella misura di 200 ore per i licei e 400 ore per gli istituti tecnici.
Dal punto di vista operativo ANIE predisporrà un elenco di imprese che si rendono disponibili ad accogliere e inserire gli studenti in progetti di alternanza scuola-lavoro, supportandole nelle attività connesse all’accoglimento dei giovani in azienda e, attraverso un Comitato paritetico MIUR–ANIE, a svolgere attività di monitoraggio e valutazione dell’efficacia degli interventi. La firma del Protocollo è frutto del lavoro del Comitato Education di ANIE, nato nel 2012 con l’obiettivo di approfondire il tema del complesso rapporto scuola – impresa in tutte le sue declinazioni, attraverso analisi, indagini e incontri di approfondimento.
L’impegno congiunto di ANIE e Ministero è quello di sviluppare un sistema scolastico che si avvicini e dialoghi proficuamente con l’industria, così da affrontare la grave questione della disoccupazione giovanile (oggi alla cifra record del 44,2% – dati Istat) e contestualmente supportare le aziende che faticano a reperire sul mercato le figure professionali adeguate alle loro esigenze: personale ad alto potenziale, flessibile, che sappia progettare l’innovazione, districarsi nei nuovi mercati e gestire i rapidi cambiamenti tecnologici.
Con “la Buona Scuola” l’Italia sembra avere riconosciuto, almeno sul piano culturale e legislativo, il valore insostituibile del lavoro come momento effettivo di formazione. Gli aspetti positivi del provvedimento sono evidenti: si tratta di una grande opportunità per i ragazzi, che potranno stringere un link con le imprese del territorio e apprendere quelle competenze, anche tacite, che saranno spendibili sul mercato del lavoro e garantiranno loro un approccio più consapevole alle realtà in cui opereranno. Nello stesso tempo l’alternanza scuola-lavoro potrà essere un’opportunità anche per le aziende, che potranno gestire personale formato, qualificato e flessibile, disponendo di una significativa leva di competitività.
L’applicazione pratica della Buona Scuola lascia tuttavia aperte numerose questioni organizzative e metodologiche legate alla distribuzione nel sistema economico – produttivo nazionale di un milione di studenti per uno o due mesi l’anno.
“Con la firma del Protocollo ci impegniamo a mettere a disposizione le nostre esperienze, risorse, conoscenze scientifiche e gestionali per creare una proficua sinergia con il sistema scolastico nazionale, in particolare con gli istituti tecnici ad indirizzo elettrico, elettronico e meccatronico – ha spiegato Claudio Andrea Gemme, Presidente di ANIE – L’alternanza scuola-lavoro, entrata stabilmente nel modello scolastico italiano è fondamentale per rimettere l’Italia al passo con le più avanzate economie europee. Rendere l’alternanza scuola-lavoro una pratica strutturale significa investire, di fatto, sulla reindustrializzazione del Paese e sul futuro delle giovani generazioni. È questa l’unica strada percorribile per tornare a far crescere l’Italia.”
A proposito di ANIE Confindustria– Con oltre 1.200 aziende associate e circa 410.000 occupati, rappresenta il settore più strategico e avanzato tra i comparti industriali italiani, con un fatturato aggregato di 55 miliardi di euro (di cui 30 miliardi di esportazioni). Le aziende aderenti ad ANIE Confindustria investono in Ricerca e Sviluppo il 4% del fatturato, rappresentando più del 30% dell’intero investimento in R&S effettuato dal settore privato in Italia.