“Si, raccontala la mia storia. Voglio che tutti sappiano che non bisogna essere chissà chi per cambiar vita, che basta avere coraggio”. Questo è stato il primo messaggio che mi ha scritto Simona Tonso quando l’ho contattata. Mi aveva dato il suo numero Sandra, una nuova amica, forse anche lei a breve protagonista di una storia di cambio vita. Avrei preso volentieri il primo aereo per la Grecia per intervistarla in riva al mare, ma ahimè mi sono dovuta accontentare di un appuntamento telefonico.  Ecco cosa mi ha raccontato del suo cambio vita.
Simona ha 48 anni ed ha iniziato a cambiar vita tre anni fa. Lo ha fatto insieme al suo compagno, Marco. I primi cinque anni della loro relazione li hanno vissuti  in Piemonte tra gli impegni e le difficoltà del lavorare entrambi in proprio -lei estetista, lui commerciante di salumi e formaggi nei mercati- poi la scelta di svoltare e di “osare”.
“Avevamo due vite normali e soddisfacenti, ma entrambi non sopportavamo più il peso della eccessiva burocrazia italiana e tutte le tasse da pagare a fronte di servizi sempre peggiori. Anche se in realtà il mio voler cambiar vita ha radici antiche.” Simona mi svela la storia del suo bisnonno Michele, partito per l’America per offrire una vita migliore alla sua famiglia: “Ho sempre ammirato il mio bisnonno. Io non l’ho conosciuto, ma  la sua storia mi ha sempre affascinata. Era partito lasciando in Italia la moglie ed i due figli, voleva offrirgli un futuro migliore. Arrivato in America, come tanti italiani, era finito a lavorare in miniera. Dopo alcuni anni la bisnonna lo aveva raggiunto però quella vita americana non gli era piaciuta e così era tornata subito in Italia. Da lì a poco però era dovuto rientrare anche il bisnonno: la miniera era crollata e lui per salvare i suoi compagni di lavoro aveva rischiato il tutto per tutto perdendo una gamba. So che gli diedero la cittadinanza onoraria per quel gesto eroico”.
Ascoltando questa storia di sacrificio e tenacia Simona aveva iniziato fin da bambina a sognare di lasciare anche lei l’Italia. Poi, cresciuta, quando ha scoperto che poteva condividere il suo sogno con Marco, è passata dal sogno al progetto. “Dovevamo scegliere un luogo, un lavoro ed impegnarci per imparare nuove lingue. La prima idea fu quella di andare nella Repubblica Domenicana, ma ci sembrò un taglio troppo radicale con la nostra vita precedente, anche per la distanza,  e così siamo partiti per una  vacanza diciamo “esplorativa” in Grecia, un paese più vicino e simile all’Italia, seppur diverso.
Arrivati qui ci siamo innamorati subito della pace e della tranquillità dell’isola di Kos, ed in particolare di Kefalos, e così ci siamo decisi. Abbiamo capito che era il luogo giusto, il mare giusto, il porto in cui approdare.” E proprio sull’isola scoprendo ed ascoltando le storie di chi aveva già cambiato vita si sono convinti che potevano farlo anche loro:”perché non ci vuole una laurea per cambiar vita, ma coraggio si’, perché bisogna osare.”
L’idea del bar gli è venuta quasi subito, poi hanno dovuto imparare le basi del mestiere e procedere con le pratiche necessarie. “Mentre eravamo ancora in Italia  abbiamo preso tutti i contatti per avviare un’attività qui, e ci siamo riusciti anche grazie all’aiuto di persone conosciute sull’isola. Poi finalmente l’anno scorso abbiamo aperto il nostro lounge bar. Si chiama Mythos. È un locale dove accogliamo turisti di ogni parte del mondo offrendo e diffondendo la bellezza e la pace che la Grecia offre. Certo oggi quando si nomina la Grecia tutti pensano alla crisi, ma la Grecia è anche altro, è ancora quella meraviglia mitica di cui da sempre si parla, ed è anche un luogo di vacanza e divertimento.”
Simona e Marco resteranno a Kefalos fino ad ottobre, poi rientreranno in Italia fino a marzo, per poi tornare sull’isola. È solo il loro secondo anno di cambio, ma hanno già in mente altre novità . I parenti che gli avevano ripetuto di “non lasciare la strada vecchia per la nuova, perché si sa quel che si lascia ma non si sa quel che si trova” dovranno quindi rassegnarsi. Ora che Simona e Marco sanno che i sogni si possono trasformare in progetti non hanno più paura né di sognare né di cambiare. Gli amici li ammirano, a volte li invidiano, chi può va a trovarli per vedere se è vero che si può cambiar vita.
Chiedo a Simona qualcosa in più della crisi greca, ed anche dei recenti sbarchi di immigrati sull’isola. Lei mi racconta delle preoccupazioni di tutti, ma soprattutto della necessità e dell’urgenza di trovare nuove e creative soluzioni, a partire da cambi personali per arrivare a cambi sociali. “Se uno non inizia a cambiare se stesso, nulla cambierà . Qui in Grecia dicono sempre “Siga Siga”, che vuol dire con calma, e questo mi piace davvero tanto. Non serve la fretta, la calma aiuta a vivere, e questo è il grande cambio che stiamo vivendo io e Marco. Chi viene a trovarci si lascia conquistare da questo stile di vita, che non è stare fuori dalla realtà , ma è piuttosto iniziare a viverla in un altro modo, con altri ritmi. Chi arriva su questa isola, in vacanza o in fuga dal suo paese, in fondo cerca proprio questo: un nuovo modo di vivere. Tutti aspiriamo a qualcosa di meglio, che ci faccia stare bene, e questo desiderio va rispettato ed aiutato, in tutti”.
Poi aggiunge:”Lavorare insieme,  in un paese diverso dall’Italia, ci sta facendo crescere e migliorare. Aver cambiato vita ci sta cambiando.” Ascoltandola colgo che quello che poteva sembrare un cambio di paese e di lavoro può diventare una occasione di cambio di approccio alla vita. Il prossimo sogno già in fase di progetto? “Trasferirsi definitivamente in Grecia, in un’altra isola, un altro porto o in un altro paese…chissà ”. Simona non mi dice di più per scaramanzia perché ammette “in questo non sono ancora cambiata”.
Mentre saluto e ringrazio Simona l’Ansa trasmette la notizia di nuovi sbarchi sull’isola di Kos, e capisco che i modi per cambiar vita sono tanti e diversi, a volte con progetti e possibilità , altri con disperazione e paura, ma il desiderio è lo stesso, ieri come oggi: stare meglio ed offrire nuove possibilità alle persone che amiamo.
Di Samantha Marcelli