Quando mi hanno parlato di Eduardo Ferrante, ero a Verona, al congresso nazionale dell’Aidp, l’Associazione Italiana per la Direzione del personale. Mentre sul palco andava in scena il rito dei saluti istituzionali sullo schermo c’era una scritta, uno dei motti dei tre giorni: “Il lavoro non si cerca, si crea. Il futuro non aspetta“.
E’ stato in quel momento che ho ricevuto un messaggio da Marco, un collega torinese seduto poche file più avanti: “ho letto le storie di cambio vita che stai scrivendo per Kongnews, questo è il numero di Eduardo, chiamalo. Ha lavorato per Fiat, ora è un esperto di cucina vegana”.  Ho ringraziato Marco ed ho velocemente inserito la storia, il classico licenziato costretto a reinventarsi la vita.
Poi però, quando la settimana dopo ho raggiunto Eduardo a Torino, ho scoperto di essermi sbagliata: Eduardo si è licenziato da Fiat, come mi dichiara già telefonicamente  “grazie a un gettone di una macchinetta del caffè”.
Ci vediamo in piazza Vittorio, arriva in jeans e t-shirt, accompagnato da Libera, la sua inseparabile compagna, un setter che, insieme ad un suo grande amico Piero, ha salvato “da un padrone che la prendeva a calci”, mi dice nel presentarmela. Sulla maglietta una scritta che non lascia spazio ad alcun dubbio: Vegan Revolution. Noto subito un grande tatuaggio lungo tutto il braccio destro, con un albero colorato e figure che attirano la mia attenzione, e sul polso sinistro una stella. Ci sediamo su una delle panchine di marmo chiaro, ammirando in lontananza Superga e la collina di Torino.
Eduardo inizia a raccontarmi della scuola professionale, del primo lavoro a 17 anni e di quando, pochi anni dopo, entrando in un ufficio tecnico per consegnare dei disegni, decise che voleva riprendere gli studi. “Guardai i colleghi seduti ai tecnigrafi e senti che anch’io potevo fare qualcosa in più”. Dopo il diploma da perito informatico, grazie ai corsi serali all’Avogrado, trova subito lavoro in Comau occupandosi dell’installazione di robot e di assistenza. Si iscrive anche alla facoltà di Informatica, ma i molti viaggi di lavoro e l’intensità dell’impegno richiesto gli rendono impossibile procedere con gli esami.
Agli anni in Comau seguono gli anni nei sistemi informativi in Fiat. Mentre mi descrive gli incarichi avuti è evidente che il crescere di responsabilità , livello e retribuzione non corrispondevano ad un aumento delle soddisfazioni e del benessere. “Ero entrato come operaio di secondo livello e sono arrivato ad essere funzionario, un passo dalla dirigenza: viaggiavo spesso, guadagnavo bene, ma non ero felice”. Descrive i suoi venticinque anni nell’informatica come la storia di Dottor Jekyll e Mister Hide, un vero e proprio essere abitato da due identità : di giorno in giacca e cravatta, frustrato e imbruttito da riunioni percepite via via sempre più prive di senso e significato, e la sera e nel  tempo libero, finalmente la bellezza, la profondità e l’intensità di dedicarsi al volontariato, alla causa animalista, allo yoga e alla scoperta dell’eterogeneità dell’umanità .
Ma poi un gettone ha cambiato tutto. Racconta che un giorno, davanti alla macchinetta del caffè, “quando ancora funzionavo con i gettoni”, ha capito che non poteva vivere così. “Ho inserito il gettone. Il gettone cadendo ha fatto Clac. In quei pochi secondi passati tra quel suono ed il premere il tasto “caffè” mi son detto – questa è la vita: abbiamo un solo gettone! E poi basta, è fatta, indietro non si torna. Quello che hai scelto è quello, ed è la vita che vivrai. Non ho un altro gettone”. Aggiunge che in quel momento ha rivisto la sua vita lavorativa scorrere rapidamente, avanti e  indietro, il passato ed il futuro, e ha detto basta.
Ma tra questo dire e fare, il mezzo è stato di cinque anni. “Volevo cambiare, ma lasciare tutto non era facile. Così mi organizzavo per fare ferie lunghe, prendendomi tutti i giorni possibili, poter staccare davvero ed andare lontano: Africa, Thailandia, India. Quando rientravo però era sempre più difficile accettare i limiti e le regole d’ipocrisia. Poi un anno sono andato fino alla fine del Mondo, percorrendo la Ruta 40 che porta alla Terra del Fuoco, attraversando tutto il sud America, e quel  viaggio non ha ritorno. Ti cambia”.
Il grande albero che ha tatuato sul braccio destro, con tutte le figure che lo compongono, simboleggia quel viaggio, oltre che tutta la sua vita. Ogni particolare ha una sua storia. Passano alcuni mesi, ma tornato dalla Terra del Fuoco, Eduardo, a 43 anni, ormai funzionario aziendale, scrive le sue dimissioni sconvolgendo tutti: capi, colleghi, amici, ma soprattutto i suoi familiari che, anche se abituati a diversi colpi di testa, non si danno pace per mesi, per una scelta così forte.
Ma lui mette subito le mani in pasta, letteralmente. Lo aveva progettato negli ultimi anni: dedicarsi alla sua grande passione per la cucina, una costante della sua vita fin dall’infanzia. “Quando ero ragazzino, mamma mi teneva spesso con se’ in cucina. Mi faceva fare di tutto, anche impastare pane e pasta, quello era il mio gioco preferito. E così spesso mio padre era costretto a mangiare la mia pasta pasticciata. Se adesso ci ripenso, deve avermi voluto un gran bene per mangiare i miei insipidi primi piatti”. Grazie alle sue competenze informatiche apre un blog di cucina e di viaggi, www.vivirvegan.it, e dopo un corso di cucina in Italia, più teorico che pratico, Eduardo parte per gli States. Si mantiene con una consulenza informatica, viaggia tramite il couchsurfing, il sistema di scambio di ospitalità , e il Wwoof, il World Wide Opportunities on OrganicFarms, l’organizzazione che mette in contatto le fattorie biologiche con chi ha voglia di offrire il proprio aiuto in cambio di vitto e alloggio. Fa incontri ed esperienze nuove, tutte occasioni di grandi apprendimenti. Nel suo sito continua a postare foto e ricette. Il suo spagnolo ed il suo inglese diventano fluenti e anche la vita scorre come in un flusso, quasi magico, provvidenziale. “Era incredibile! Grazie ad internet venivo in contatto con realtà lavorative nuove, conoscevo i proprietari e spesso mi chiedevano di restare a lavorare con loro”. Gli è capitato più volte in viaggio: in sud America, durante una visita in un laboratorio di pasticceria, in Canada grazie ad un pranzo durante una visita di piacere ed in California, patria del crudismo, durante un convegno sull’alimentazione raw.
Del Canada ricorda con particolare affetto i mesi passati con Jackie, al Singing Goat Café a Sherbrooke. “Li’ ho dato nuove profondità al cucinare, imparando anche yoga e meditazione oltre che nuovi metodi culinari. Jackie mi ha insegnato che quando cucini per qualcuno, fai un vero e proprio dono al fratello che incontri, ed è vero, non l’ho più dimenticato!”
Per Eduardo la cucina vegana è una parte integrante di una scelta di vita, basata sul sentirsi parte di un tutto dove ogni elemento è interconnesso, una scelta che non lascia spazio a compromessi al punto che in un ristorante, in Cile, piuttosto che cuocere un filetto si dimette. “Avevo lasciato Fiat, non mi sembrò nulla di che’ andare via da una realtà così lontana dal mio percorso. Le persone sono libere di mangiare carne, ma io non voglio essere parte di un sistema che per mangiare uccide.”
Poi, un anno fa, il rientro in Italia. “Ero passato a Torino per salutare i miei genitori e ripartire, ed invece…”. Grazie all’esperienza fatta all’estero, Eduardo riceve diverse proposte e così inizia alcune collaborazioni come cuoco con ristoranti vegani e tiene corsi a Firenze alla Scuola di Cucina Lorenzo de Medici. Ha una grande capacità narrativa Eduardo, e così, mentre raggiungiamo il ristorante Mezzaluna Bio in Piazza Emanuele Filiberto, dove collabora dallo scorso dicembre con i proprietari Daniela e Claudio, arricchisce la sua storia di aneddoti rendendomi ancor più  chiaro che il cambio non è stato solo di lavoro, ma di concezione del mondo e della vita.
Mentre lui, indossato l’abito da cuoco inizia a cucinare, io incontro Rocio, la sua compagna. Anche Rocio ha cambiato vita: quando si sono incontrati in Cile, lei faceva la maestra di sci, ora in Italia si occupa di fotografia. Pranzo con lei. Sformatino di miglio, la famosa e impareggiabile insalata russa vegana di Daniela, formaggetta di anacardi e limone, un cous cous di cavolfiore e per concludere una deliziosa Torta Crudista al cocco fatta con una base di nocciole, datteri e succo d’agave, una crema di cocco e anacardi, ed una decorazione di mirtilli di stagione.
Finito il pranzo conosco Daniela, la proprietaria del ristorante. A lei ammetto che io che sono vegetariana sono stupita di come si possa cucinare anche senza uova e latte. Gusti e sapori non perdono nulla, anzi. Certo bisogna esser bravi a cucinare, ma per questo a Mezzaluna si fanno anche dei corsi di cucina vegana. A fine pranzo, mentre Eduardo mi racconta entusiasta di una probabile collaborazione con un importante gruppo alimentare che ha deciso di creare una linea vegana, io  ripenso alla scritta sullo schermo a Verona “il lavoro non si cerca, si crea.” Eduardo che, con determinazione e perseveranza, ha creato il suo nuovo lavoro, è una di quelle persone che rendono più facile credere che sia davvero possibile un altro stile di vita, un’altra vita.
Poi è il momento del caffè. Già , il caffè. Niente macchinetta a gettoni eppure sento quel “Clac” e la voce di Eduardo: “Un gettone. Una vita. Cosa scegli?” Una bella domanda, semplice e potente, da farsi subito, ora, perché il futuro non aspetta.
di Samantha Marcelli
13 commenti
Parole giuste.. brava Samantha e bravo Eduardo.
Con grande gioia e curiosità continuo a seguire le tue Storie…grazie Samantha per la delicatezza e leggerezza con cui scrivi…un abbraccio grande
Vanila
Brava Samy sempre speciale.
Grazie Mariza, ma il merito è di chi vive queste storie di cambio e decide di raccontarle, accettando di essere anche criticato… Aspetto di poter scrivere di storie della tua terra
Letture sempre affascinanti e coinvolgenti, che lasciano un pizzico di malinconia, per posti lontani e per vite vissute veramente. Grazie Samantha.
Grazie KONGNews per avermi dato l’opportunità di esprimermi e non ultimo alla simpaticissima Samantha che, gentilmente, a riportato qui il nostro incontro. Vivo la vita come un grande viaggio… questa è la mia umile esperienza ad oggi, che spero possa servire ad altri, magari per girare pagina e vedersi davanti un mondo che non si credeva tale. Enjoy 🙂 . Eduardo
L’ho letto ad una cena con amici e colleghi che conoscono un po’ Samantha. Ne è nato un acceso dibattito. Ho l’onore e l’onere di farne sintesi, soprattutto per le posizioni di critica
1.I vegani sono radical chic, perché non pensano ai bambini che muoiono di fame?
2.È troppo lungo
3. Per fare questi cambi servono doti particolari, non è da tutti
Tra noi ci siamo dati varie risposte, ma ci piacerebbe averle anche da voi
Comunque grazie Samantha, la nostra cena si è animata e se passiamo da Torino andremo a vederlo questo “che ce l’ha fatta”
Ciao Camilla interessanti le vs considerazioni, grazie. A volte credo che il cambiamento sia sinonimo di paura o diffidenza e questo spesso ci divide piuttosto che accomunarci. Scelta forte il vegan, certo, se poi pensiamo al nostro costume non è facile pensarlo come stile di vita ma moda del momento. Ma ti chiedo: cos’è la vita senza emozioni? La mia parte anche da qui, da cosa vedo e vivo nel piatto e quello che offro ai miei ospiti. Vegan per me e per il mondo in cui vivo. Spero di conoscerci presto allora. Ciao Edu
Bisogna avere molto amore per leggerlo tutto. O per Eduardo, o per Samantha, o per la Cucina vegana.
O forse solo avere tempo per fermarsi e …gustarlo, come un pasto che ha bisogno del suo tempo, perché altrimenti si sta male.
Mi sono preso il tempo, e me lo sono goduto.
Ma la Fiat lascia tracce?
Ciao Gildo, credo che tutte le esperienze lascino tracce, positive o negative che siano, sta poi a noi farne tesoro. Io posso solo risponderti che ringrazio le persone che incontro nella mia vita e ciò che ho imparo da loro. Bagaglio che mi porto appresso e mi fa essere quel che sono oggi. Ciao buona vita a te. Edu
Cambiare. seguire solo i sentieri che hanno un cuore. Lo scriveva Carlos Castaneda. Muy bien Eduardo. Espero conocerte muy pronto.
Y Samantha¿tu cuando nos contaras tu cambio de vida?
Muchisima gracias Mercedes por tu comentario. Espero de verte pronto en Torino donde trabajo o que sabe… por viaje en el mundo. Buena vida!!! Ciao , Eduardo
Bellissimo articolo!! Emozionante e spronante (se si può dire!