4 giugno 2015 – Michael Page, società di ricerca e selezione di personale specializzato nel middle e top management ha realizzato una indagine a livello nazionale su un campione di 705 professionisti tra i 35 anni e i 45 anni, con provenienza da diversi settori e zone geografiche.
Dai risultati emerge che solo il 5,5% di loro sarebbe più incline a cambiare lavoro per effetto del Jobs Act, ben il 44,3% è meno propenso a farlo e oltre il 50% ritiene che la nuova Legge non impatti su questa scelta. Non determinante l’influenza del Jobs Act per il 75,5% dei candidati nel favorire la ricerca di un nuovo lavoro. Mentre il restante 24,5% che ne riconosce l’utilità, afferma che la riforma lo aiuterà a trovare un lavoro a tempo indeterminato (17,4%).
Di fronte alla domanda su quanto fosse ritenuta interessante una nuova opportunità lavorativa con un aumento economico del 10/20%, in riferimento alla nuova Legge sulle tutele crescenti, si è dichiarato non interessato il 27% dei candidati.
Ma nella fase di negoziazione con il nuovo datore di lavoro quali sono le priorità dei candidati oggi, a fronte dell’attuazione della Riforma? La retribuzione si distingue come l’elemento decisivo: il 53,2% sceglie un aumento dello stipendio superiore del 20% al consueto, come prima opzione da poter contrattare. A seguire, più mesi di indennizzo in caso di licenziamento illegittimo da parte del datore di lavoro (16,2%); il riposizionamento all’interno dell’azienda in caso di licenziamento illegittimo (15%) e il mantenimento delle condizioni del vecchio contratto per un certo periodo (10,8%).
Infine, una nota dolente sull’informazione dei manager riguardo il Jobs Act: dal sondaggio risulta che il 32,3% non conosce il contenuto della nuova Legge sul lavoro in Italia.