“Ogni qual volta un tennista è in campo, gioca due partite: una “esterna” (quella che vediamo tutti) ed una interna (nella sua mente), in cui rivede gli errori fatti, le occasioni sprecate, ma anche i punti conquistati e le vittorie del passato. C’è un gioco interiore che sta giocando nella sua mente, indipendentemente da quello esteriore: dal modo in cui “il giocatore” pensa dipenderà il successo o il fallimento del suo gioco esteriore”.
Origini sportive – Il coaching in azienda deriva da quello sportivo. Negli Anni ’70 Timothy Gallwey (allenatore sportivo, successivamente business coach, e autore della frase introduttiva) pubblicò una serie di libri che ebbero grande successo, presentando una nuova metodologia per lo sviluppo delle capacita’ motivazionali degli sportivi. Negli Anni ’80, lo stesso Timothy Gallwey, fece una connessione eccezionale tra il mondo dello sport e quello delle organizzazioni, che portò alla nascita dell’executive coaching. Egli individuò dei nuovi metodi di insegnamento del tennis basati sul far acquisire all’atleta una maggiore consapevolezza delle sue azioni.
Sviluppare le potenzialità – Le organizzazioni aziendali sempre più sviluppano progetti sulle risorse umane, puntando l’attenzione all’introduzione di meccanismi volti ad orientare i comportamenti organizzativi verso una maggiore responsabilizzazione su obiettivi e risultati. Investendo, in tale senso, sullo sviluppo delle potenzialità, delle professionalità e della motivazione del personale, ed orientando lo stesso al raggiungimento degli obiettivi. Uno degli strumenti utilizzati a tale fine è il coaching.
Tante definizioni – Esistono diverse definizioni di coaching, ve ne propongo due: secondo il codice deontologico dell’International Coach Federation, il coaching è una “Relazione professionale continuativa che aiuta ad ottenere risultati di eccellenza nella vita, nella professione, nelle aziende o nelle attività commerciali delle persone. Attraverso il processo di Coaching il cliente approfondisce la propria autoconoscenza, aumenta le proprie perfomance e migliora la qualità della vita”. Secondo Jim Selman, “Il Coaching è la capacità di assistere l’individuo o i team affinché raggiungano il proprio“commitment” e lo facciano a di là di quello che in precedenza sembrava possibile” .
Conta la relazione – Mi piace pensare al coaching come ad una modalità di relazione e non solo come ad uno strumento di sviluppo per gli individui ed i team. Le risorse traggono vantaggio personale e professionale che si può realizzare attraverso relazioni di coaching, poiché il coaching “muove” la consapevolezza e la disponibilità a mettersi in gioco. Un bravo coach può aiutare il suo coachee (il cliente) a vedere se stesso ed il mondo che lo circonda sperimentando/sviluppando punti di vista diversi. Questo rappresenta, secondo me, anche la principale differenza ed il valore aggiunto rispetto alla formazione tradizionale, più orientata allo “sviluppo/manutenzione” delle skills.
Sguardo verso il domani – Il coaching non è couselling. E non è nemmeno psicoterapia, poiché, non è indirizzato a risolvere i problemi che arrivano dal passato. Nel coaching ci muoviamo dalla definizione del problema allo specifico risultato; questo è un approccio orientato al futuro, finalizzato a raggiungere l’obiettivo che il coachee definisce all’inizio della sessione di coaching. Il coaching lavora sugli individui ed anche sui team ed i criteri di scelta dipendono dagli obiettivi che si vogliono raggiungere. Il coaching individuale è rivolto al singolo, executive, manager o professional.
Il team coaching, da non confondere con il team building, lavora con un team già formato; ai fini del processo un team è rappresentabile come un sistema pur nella complessità funzionale dei soggetti che lo compongono. Il ruolo del team coach è quello di incontrarsi con i membri del team che lavorano per uno stesso obiettivo, osservando soprattutto il tipo di “conversazioni”che si producono.
Lavoro “in volo” – Il team coach lavora con un team mentre è operativo, cioè mentre le persone discutono di come raggiungere, gestire e sviluppare obbiettivi comuni. E’ come riparare un aereo mentre è in volo ed il coach si concentra sulle conversazioni dei partecipanti e sulle regole implicite ed esplicite che permettono di conversare meglio per raggiungere risultati extra-ordinari.
Non solo soldi – Il coaching ha un impatto positivo oltre che sulla redditività, anche sulla qualità delle abilità del singolo: migliora la qualità della relazione e gli impatti di questa sul business. Le aziende utilizzano il coaching generalmente nei momenti di cambiamento, in particolare nei periodi di piena trasformazione, in cui si deve procedere velocemente verso fusioni, acquisizioni e programmi di cambiamento. In questi momenti, essere affiancati da un coach aiuta a focalizzare priorità ed obiettivi, a gestire efficacemente le emozioni legate al cambiamento.
di Giusy Cimino
HR Consulntant & Executive, Corporate Coach e Vice Presidente AIDP Lazio