“In Italia ci sono pochi lettori, lo sappiamo, ma anche quei pochi, a volte, faticano a trovare il libro che cercano, all’interno delle librerie”: Adriano Guarnieri, fondatore della startup TwoReads, dopo molte interviste ai lettori presenti nelle librerie di Milano, aveva compreso la presenza di una necessità.
“Da queste interviste, infatti, era emerso che nelle librerie di grandi dimensioni (a partire da 30mila titoli) esiste una fascia notevole di acquisti mancati causata dal fatto che le persone non trovano il libro che cercano: i motivi sono vari e vanno dal non “ritrovarsi” nella disposizione dei generi e delle tematiche alla confusione di fronte a grandi quantità di libri. Questo genere di libreria, quindi, ha generalmente un problema di bassa conversione tra persone che entrano e numero di libri che vendono. La situazione opposta, invece, si realizza nelle librerie più piccole, generalmente indipendenti, dove ci sono poche persone che entrano ma è presente un’alta conversione”.
E così, dalla percezione di questo problema, è nata un’impresa, che lo scorso anno è stata selezionata tra le 10 migliori startup editoriali, in occasione del Salone del Libro di Torino.
La scintilla che ha dato vita a Two Reads – “Partendo dalla consapevolezza di un problema ci siamo messi al lavoro – spiega Adriano – da un lato abbiamo sviluppato un’applicazione che è possibile consultare tramite tablet all’interno della libreria e che agevola la scoperta e la navigazione tra gli scaffali e dall’altro abbiamo sviluppato una app per geolocalizzare i titoli delle librerie indipendenti. Con dieci librerie milanesi, nello specifico, stiamo per lanciare la prima versione di una applicazione mobile in cui cercando un titolo viene indicata la libreria più vicina che lo vende. Questo sistema rende più semplice e veloce delle operazioni che spesso sono lente e non sempre facili.”.
Il percorso formativo e professionale che ti ha portato alla guida di questa startup –“Prima di iniziare questo progetto – continua Adriano – ho lavorato come grafico editoriale, ricoprendo la figura di stagista in Italia e in Portogallo per due anni e poi in Brasile per altri ventiquattro mesi. In particolare, l’esperienza in Brasile è stata molto importante perché avevo ormai raggiunto un buon livello di autonomia nella gestione dei progetti e questo mi ha permesso di porre delle buone basi per avviare TwoReads. Il mio socio e co-fondatore, Lorenzo Losa, invece, ha una storia diversa: è un matematico e dottore alla Normale di Pisa, non ha avuto esperienze particolarmente significative di lavoro (a parte il dottorato ovviamente che può essere considerato un lavoro) ma da subito si è dimostrato totalmente indipendente nella gestione del lato tecnico del progetto.”
Essere un imprenditore che opera in campo editoriale e le difficoltà di ricoprire questo ruolo – “Come in ogni impresa, sono presenti delle complessità – prosegue Adriano – In questo caso preciso, le maggiori difficoltà sono relative a un mondo, quello editoriale, molto restio non solo all’innovazione ma anche al confronto con l’esterno. Per fare un esempio, quando siamo andati a intervistare i lettori nelle librerie, soprattutto in quelle appartenenti a grandi gruppi editoriali, spesso siamo stati invitati ad allontanarci dai commessi senza un motivo concreto.
Questa mancanza di confronto con l’esterno porta chiaramente al continuo sviluppo di un mondo “autoreferenziale” in cui proposte e innovazioni faticano a trovare spazio. Infine, un altro grande problema è legato alle tempistiche: i tempi decisionali sono lunghissimi e sono improponibili per realtà come la nostra. Quando hai avviato una startup, infatti, devi poter agire molto velocemente, per capire se stai sbagliando strada e come correggere la direzione nel minor tempo possibile.”
Gli aspetti “migliori” e “peggiori” del mestiere di imprenditore, in Italia –“Essere un imprenditore, in Italia, è come vivere costantemente la sensazione di essere in un campo di battaglia in cui lo Stato, con la sua burocrazie e con una tassazione che continua ad aumentare, si comporta da ‘nemico’ – conclude Adriano – Nonostante questo, però, anche l’industria (almeno quella editoriale) dimostra di avere poca attenzione e scarsa iniziativa nel cogliere le opportunità e seguirle.
In una situazione del genere è difficile andare avanti, accelerare, e il rischio costante è quello di perdere l’entusiasmo e di vedere sfumare tanti progetti che potrebbero veramente rappresentare delle svolte nel panorama imprenditoriale. Per quanto riguarda i lati positivi, invece, l’elemento principale è legato alla continua scoperta e al continuo apprendimento: essere un imprenditore, infatti, significa coltivare quotidianamente la propria curiosità e restare sempre vigile, con gli occhi spalancati, per catturare più stimoli possibili.”