LabItalia – “Il contratto di ricollocazione, all’interno del decreto legislativo in materia di ammortizzatori sociali e ricollocazione dei lavoratori disoccupati che sta per esser varato rappresenta una vera innovazione nell’ottica di ribilanciare finalmente in Italia le risorse impiegate sulla politica passiva (la nuova Aspi denominata Naspi, Nuova assicurazione sociale per l’impiego) con quella attiva, che si affianca da subito per supportare il lavoratore disoccupato nella ricerca di una nuova occupazione”. Così in una nota Cetti Galante, amministratore delegato di Intoo, la società di Gi Group leader in Italia nel supporto alla ricollocazione professionale.
“La partecipazione attiva al contratto di ricollocazione -continua Galante- è anche condizione essenziale per l’erogazione del sussidio, anche se ancora non sono chiari i meccanismi attuativi della condizionalità, essendo il fondo per le politiche attive rimasto sotto la competenza del ministero del Lavoro anziché passare sotto l’Inps. Il contratto di ricollocazione è, quindi, finalmente al centro delle nuove politiche attive del lavoro del Jobs Act e rappresenta per le persone disoccupate un’occasione preziosa -spiega Galante- come strumento per realizzare lo spirito di flexsecurity che caratterizza questa riforma, che vuole ridurre il più possibile i tempi di permanenza fuori dal mercato del lavoro e il conseguente rischio di marginalizzazione”.
“Tuttavia, l’attuale quadro normativo di riferimento -sottolinea ancora Galante- deve essere precisato e chiarito al più presto in alcuni passaggi per evitare di compromettere i risultati conseguibili con l’introduzione di questo contratto, in primis a tutela delle persone che nel ritorno al lavoro ritrovano la propria dignità piena di individuo sociale, ma anche per un risparmio delle risorse dello Stato, grazie all’abbreviarsi dei tempi di reinserimento”.
Restano, infatti, secondo Galante, “aperti diversi temi: l’accreditamento degli operatori privati; il coinvolgimento degli operatori più corretti secondo i diversi target di lavoratori; la profilazione dei candidati che deve accogliere anche parametri di attitudine e di capacità possedute, oltre che oggettivi; il valore della dote che non dovrebbe essere retribuito interamente a risultato per evitare la concentrazione solo sui profili più collocabili e che deve essere comunque liberamente integrato dall’azienda che licenzia, per consentire, dove serve, l’impiego di professionisti e tecnologie di alta qualità”.
“La cosa più importante è comunque -rimarca ancora Galante- che questo contratto sia ricondotto per le sue caratteristiche di processo alle caratteristiche proprie del servizio di outplacement. Questo è indispensabile soprattutto per i target più complessi (per età, esperienza manageriale o imprenditoriale di livello). Lo conferma la mia esperienza quotidiana alla guida di Intoo, la società di Gi Group leader in Italia nel supporto alla ricollocazione professionale, che ogni anno -sottolinea Galante- riporta nel mercato del lavoro circa 3.000 persone”.
“Un risultato di ricollocazione – continua – pari all’85% delle persone a noi affidate in poco più di 6 mesi medi si spiega solo con un’assistenza personalizzata, intensiva, continuata nel tempo, che sia avvale di tecnologie in continua evoluzione, di consulenti di grande esperienza nei diversi settori merceologici, di un network globale per aprire anche su opportunità in altri Paesi e di tanta perseveranza. Pensando al contratto di ricollocazione -rimarca ancora l’ad di Intoo- è fondamentale, dunque, il valore della dote, che deve variare a seconda della spendibilità sul mercato, ma anche del livello professionale, essendo le esigenze di operai, impiegati, manager o imprenditori completamente diverse e dunque diversi gli strumenti e le risorse impiegate nel percorso di outplacement”.
La cosa più importante, comunque, per Galante, “è non tradire lo spirito della riforma: un’assistenza secondo le migliori tecniche del settore, che abbrevi i tempi di reinserimento e favorisca il rientro nel mercato del lavoro di una percentuale altissima di disoccupati, può essere efficace solo se tutti i soggetti esperti di ricollocazione possono lavorare ricevendo il giusto compenso per l’attività che esercitano”. “Per non perdere questa storica occasione, ci auguriamo, pertanto, ci possano essere -conclude Galante- concreti correttivi ispirati all’esperienza dell’outplacement in Italia in tempo utile per l’emanazione definitiva del decreto o al massimo nell’ambito dei provvedimenti immediatamente successivi sulla riforma dei servizi per il lavoro”.
1 commento
è una cavolata secondo me, perchè le agenzie interinali ci marcieranno sopra, ti “offriranno” lavoro da 1 settimana o 1 mese e si piglieranno i soldi per averti “ricollocato”.