LabItalia – Il 2014 resta un anno di crisi per le imprese artigiane il 2014, seppur sia stato migliore del 2013. Secondo i dati diffusi da Unioncamere, a fine anno il saldo tra iscrizioni e cessazioni è stato negativo per 20.393 unità, un dato comunque migliore rispetto al record negativo del 2013, quando furono quasi 28mila le imprese artigiane che chiusero i battenti.
La frenata nelle uscite, tuttavia, non è stata sufficiente ad invertire il segno del saldo per via del nuovo record negativo stabilito dalle aperture di nuove imprese artigiane: nel 2014, infatti, sono state solo 88.498, il dato più contenuto degli ultimi otto anni. In termini relativi, la performance delle imprese artigiane si sintetizza in un tasso di crescita negativo dello stock dell’1,45%, sensibilmente inferiore rispetto all’1,94% del 2013 ma che si aggiunge ai tassi negativi dei cinque anni precedenti. In valore assoluto, il risultato di questa lunga “erosione” del tessuto produttivo artigiano si riflette in uno stock di imprese esistenti al 31 dicembre scorso pari a 1.382.773 unità.
Tuttavia Unioncamere registra un risultato positvo per l’imprenditoria italiana nel suo complesso: bilancio, di poco superiore alle 30mila unità e un tasso di crescita del numero delle imprese registrate dello 0,51%, più che doppio rispetto all’anno precedente (+0,21%).
Unico punto di tenuta del comparto artigiano (come del resto per il totale delle imprese) è stata la dinamica delle società di capitale. Tra le imprese artigiane, infatti, è stata questa l’unica forma giuridica che ha tenuto confermando la crescita del 2013 (+3,29%), per un saldo attivo di poco più di 2mila unità. Tra i settori, l’unico a dare ossigeno e nuove opportunità di fare impresa è stato il settore dei servizi alle imprese (+2.007 unità, per una variazione percentuale della stock di imprese del settore del 4,45%). In tutti gli altri, a cominciare dalle costruzioni (-13.111 unità), il saldo tra aperture e chiusure è stato negativo o sostanzialmente in pareggio.
Dal punto di vista territoriale, il rallentamento della dinamica negativa interessa complessivamente tutto il Centro-Nord ma si arresta alla Linea Gustav, con il Mezzogiorno che spicca per un netto peggioramento nella dinamica dello stock, in ulteriore contrazione nel 2014 (-2,41% contro -2,01% del 2013).